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martedì 2 dicembre 2014
A loucura
Sul comodino accanto a lei, nel buio, giaceva un lungo coltello da
macellaio, che nelle ore di luce affilava e lucidava con cadenza
ossessiva. Il tenerlo sempre vicino era un’abitudine che aveva preso da
anni, ma non l’aveva mai usato. La notte la trascorreva quasi tutta
sveglia, con gli occhi sbarrati e i tendini tesi, le orecchie bene
aperte, le ossa pronte a scattare verso l’arma. Il silenzio e il buio
per compagni, seduta nel letto fissava il vuoto per ore, in attese
sempre vane di un pericolo che forse non sarebbe arrivato mai.
Aspettava. Solo con l’apparire dei primi bagliori dell’alba sentiva
venir meno ogni forza, e crollava in breve sonno gravido d’incubi,
mentre già cresceva in lei il timore della prossima notte.
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