martedì 31 dicembre 2013

domenica 8 dicembre 2013

Bologna, USSR

Raduno bolognese aprile 2011.

- Il primo pezzo del viaggio è su un treno che viene da Basilea, che in deutchesco si dice Basel. L'annunciatore robotico di Desenzanosirmione dice qualcosa che suona come Vasella e la cosa mi lascia perplesso. Che già i treni hanno sottotesti sessuali per conto loro.
- Il marsupiale vostro affezionatissimo è -per la prima volta ad un raduno- il membro più anziano del manipolo. Ahimè. E peraltro arriva a Bologna Centrale un'ora prima che ci arrivi qualcun altro (il beo), lasciandolo girovagare nella gran calura comunista a meditare sulla vita e sul colour clash.
- Beo e Opo non si incontrano con Sbietta e Donzo nonostante li stessero aspettando sulla loro banchina. Com'è possibile? Tu lo sai? Io no.
- Opossum incontra Donzo eppure l'universo non vacilla. Il Donzo è simpatico (grazie al cazzo, è il Donzo), ma l'assenza di disastri su scala cosmica provoca una certa delusione.
- Sbietta è uno di quelli che hai presente quando sul forum ti fai un'idea di uno e invece è completamente sbagliata? Ecco, è uno di quelli. Ad esempio, lo immaginavo più basso.
- Kirez con la tuba, che in effetti ancora la dovevo vedere, e una tanica di benzina di vino. E Zion, ovvio.
- Jamiroquai Tamburine AlienSexFiend è la controfigura di Biascica. Dal vivo fa meno paura.
- Grezz e la maglietta fag.
- Baddo: non pervenuto.
- Grezz e Kirez che rimorchiano dai cassonetti della differenziata, al grido probabile di "vediamo quanto di peggio riusciamo a ottenere". Brutte, stupide e fastidiose. Brafi brafi, en-plein clamoroso.
- Morghel a Venezia non ci feci caso, però è praticamente giapponese. Oppure: Paolo Rossi (non il calciatore) diceva che i giapponesi hanno gli occhi a mandorla perchè i piccioni gli cadono in testa mentre fanno le foto ai monumenti. Forse Dado ha una storia uguale. O simile, tipo che lui cadeva in testa ai giapponesi mentre i monumenti fotografano i piccioni.
- Kirez che litiga coi buttafuori di mezza Bologna a causa di Zion.
- Micia e il mal di stomaco.
- Jaqen e fuga di re minore.
- Napoletani provocano alterazioni ad Alien, che però ha ragione da vendere.
- Il principale vanto turistico di Bologna è una mattonella bianca in piazza Nettuno da dove si vede bene il pene di Nettuno, che alle tre del mattino con la luce dei fari è un bijoux o come cazzo si scrive.
- Sbietta che fortunatamente si ricorda (lui! Non io!) che io devo prendere il treno. Gracias.
- New faces count: 6/9. Non male.

(originariamente pubblicato domenica 10 aprile 2011 sul defunto blog splinderiano e oggi miracolosamente recuperato)

mercoledì 4 dicembre 2013

lunedì 2 dicembre 2013

Ci pensavo tempo fa mentre impastavo il cemento

Gli aficionados dei Simpson ricorderanno certamente una puntata realizzata parecchi anni or sono, durante quella che fu l'epoca d'oro dei Gialli. L'episodio si intitola "Homerpalooza" (codice #3F21, settima stagione); la trama ruota attorno a Homer che, in crisi da gap generazionale, porta Bart e Lisa ad un megaconcerto itinerante, Hullabalooza (una citazione di Lollapalooza? A Voyager pensiamo di no), e si ritrova improvvisamente popolarissimo ed aggregato al carrozzone, in veste di fenomeno da baraccone che prende palle da cannone in pieno stomaco.

Nelle prime fasi dell'episodio Homer si interroga sul perché non riesca ad interagire con i suoi figli, perlomeno sul piano musicale; i suoi dubbi aumentano quando, entrando in un negozio di cd, trova i suoi gruppi preferiti nel settore "anticaglie" e non riesce ad intendersi con il commesso sullo stato della musica attuale. C'è a questo punto tra i due uno scambio significativo:

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Homer: There can only be one truly great festival a lifetime and it's the "Us Festival".
Commesso: The what festival?
Homer: The "Us Festival"! Geez! It was sponsored by the guy from Apple Computers.
Commesso: What computers?
>>

La puntata è del 1996. Pensateci un po': un commesso trendaiolo di un negozio di musica che non sa cosa sia la Apple. Che all'epoca aveva da un paio d'anni lanciato i PowerMac, i primi MacIntosh farciti con il PPC (segnando concretamente l'inizio della fine per la gloriosa famiglia m68k), ma era ben lontana dai fasti dell'AppleII, e non vendeva quasi più un piffero. Di lì a poco Jobs avrebbe ripreso in mano la sua creatura con fare da salvatore della patria, sarebbe nato l'iMac e le cose avrebbero cominciato lentamente ma inesorabilmente a cambiare fino ad arrivare a... beh, lo sapete.
Gli uomini di Groening scrissero una battuta che disegnava perfettamente lo stato della Apple di allora e la dava indirettamente per spacciata; quattordici anni dopo la Mela si vende come il pane e quello scambio tra Homer e il commesso è praticamente incomprensibile. E' sorprendente il modo in cui a volte le cose cambiano.


(originariamente pubblicato sabato 4 settembre 2010 sul defunto blog splinderiano e oggi miracolosamente recuperato)