Il contatto radio è cessato e adesso sono davvero solo. Il modulo di comando è angusto e scomodo, ma oramai è come casa mia. E ora sono a casa da solo.
Il LEM è sceso e ora quei due se ne vanno a spasso sulla Luna, e io non
potrò mai farlo. Pazienza. Ma non ho molti rimpianti; forse in pochi si
ricorderanno di me, ma ho fatto il mio dovere e ne sono onorato. La
faccia oscura della luna mi guarda da sotto il modulo. Il mio modulo. La mia luna. Siamo in pochi ad aver visto di persona questo segreto del
cosmo. Ricordo di qualche burlone che diceva che i nazisti ci hanno
costruito una base. Sorrido tra me all’idea di orde di Schutzstaffel
nascoste fra quei crateri. Non sembrano granchè ospitali.
Quarantotto minuti sono lunghi qui. Abbastanza per essere assaliti
dall’ansia. Chissà come stanno Neil ed Edwin, chissà cosa stanno
pensando a terra. Devo ammettere di avere paura. Tra poco i contatti
radio saranno ripristinati, risentirò i ragazzi del controllo a terra e
tirerò un sospiro di sollievo.
Eppure credo che mi mancheranno, questi momenti di estremo silenzio che
non rivivrò mai più. Questi attimi nei quali mai, dai tempi di Adamo, un uomo ha vissuto una così intensa solitudine.
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