Fu solo il mattino seguente, quando uscì di casa per andare a prendere la posta arrivata il giorno prima, che Jeremy si accorse che il muro sull’altro lato della strada era stato abbattuto e il panorama dello strapiombo si estendeva ora platealmente davanti a lui. Il muro, che era lì da prima che arrivasse lui, gli aveva sempre celato la vista di quello spettacolo, che era lì da prima che arrivasse il muro. Impalato nel cortile, la posta ancora in mano, Jeremy fissava lo spazio vuoto, e l’oceano sottostante, convinto che il mare ricambiasse lo sguardo con un odio che, per quanto gli pareva, doveva essere immotivato.
Dopo un paio di minuti riguadagnò l’ingresso di casa camminando all’indietro e sentendosi ridicolo ad ogni passo di più, e durante la giornata si sorprese più volte a sbirciare da dietro le tende la nuova visuale, in attesa che l’oceano -che la prospettiva gli rendeva ora invisibile- si ribellasse improvvisamente per tutti quegli anni di insensata prigionia.
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