Diciamo che state a casa a guardare il TG quando scoprite che USA/Russia/Cina/cazziemazzi hanno dichiarato una guerra nucleare e mentre sentite questa notizia i missili sono già in aria.
Come spendete l'ultima mezz'ora di vita prima che i missili colpiscano? (Galf506, forum)
Spengo la TV. Mezz'ora. Non basta per fare alcunchè. Restare calmo e pensare lucidamente è impossibile, l'ansia già permea i vasi sanguigni e impedisce la normale circolazione. E se mi venisse un infarto proprio ora? Pensa l'ironia della sorte.
Chiamo il prete con l'intenzione di lavarmi l'anima, già intuendo quello che effettivamente avverà: suona occupato. Le linee sono anzi intasate. Ma per cosa poi: L'ultima volta che mi sono confessato l'Unione Sovietica esisteva ancora, quando mai riuscirò a espiare tutti i miei peccati ed espletare le relative penitenze? "Quante volte figliolo?" "Mah, padre, saranno sulle cinquemila, forse cinquemilacinquecento". No, decisamente non è una buona idea. E tutto questo mi ha fatto perdere quasi quattro minuti.
Se già con trenta minuti non riesco a fare nulla, figuriamoci con ventisei. Il telefono è sempre lì, chiamare qualcuno continua a sembrare l'opzione più semplice. Più pratica. Più immediata. Non che possa servire a qualcosa -giusto dare un ultimo saluto-, tantopiù che provo a fare due o tre numeri e sono tutti occupati. Ovvio, stanno tutti provando a chiamare un prete.
Altro tempo perso, i secondi scorrono veloci, sento già i fischi dei missili avvicinarsi ma è solo l'effetto del sangue che scorre nelle orecchie. La vita mi scorre davanti agli occhi e devo dire che è stata abbastanza pietosa. Posso migliorarla in qualche modo in questi ultimi milleduecento secondi? No. Ma mi consolo, peggiorarla è altrettanto impossibile. Riaccendo la tele, appare mediaset, e mi rendo quindi conto che le certezze possono crollare nel giro di una sola frase; non si smette mai di imparare, nemmeno un attimo prima di lasciarci le penne. Per curiosità giro su Studio Aperto, e vedo che stanno trasmettendo uno speciale in cui cercano di spiegarmi quanto dolorosamente morirò. Noblesse oblige.
Quindici minuti sono passati e li ho letteralmente gettati nella pattumiera. Qualcosa mi dice che nei successivi quindici le cose andranno anche peggio. Da qualche parte nel mondo le prime testate sono sicuramente già cadute, e il problema dell'esplosione demografica comincia già parzialmente a risolversi (il bicchiere mezzo pieno. Sempre). Ormai è veramente troppo tardi per fare qualsiasi cosa, persino sprecare il tempo diventa tecnicamente impossibile quando ce n'è così poco. Esco a respirare la fresca aria della sera novembrina, che in realtà è un ventaccio minaccioso, guardo in su e vedo le stelle. Non ne ho mai imparato i nomi, l'unico asterismo che so riconoscere è il Grande Carro; guardo un po' se -putacaso- è apparsa la Stella della Morte, ma pare di no. Sento le urla di qualche vicino. Rompicazzo fino all'ultimo, ma fra poco sarete pure voi all'inferno, la fine del mondo qualche lato positivo ce l'ha.
Nove minuti. Ci siamo. Sarebbe ora di cominciare a farsi prendere dal panico, ma per qualche motivo non ci riesco, non mi rendo ancora conto che sto per morire. Persino le scariche di adrenalina e l'ansia se ne sono andate. Mi siedo sotto al pino, vi appoggio la schiena. Sono già quasi semicongelato, ma non importa, fra poco avrò pure troppo caldo. Chiudo gli occhi per far scorrere il tempo più lentamente. Come le V2 tedesche, i missili non si lasceranno sentire. Con gli occhi chiusi non li vedrò arrivare. La morte mi coglierà impreparato.
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