La vasta distesa grigia della città si stendeva davanti ai miei occhi assonnati dalla vetrata dell'ascensore, aggrappato al 124° piano con una tela di ragno (o un cordone d'acciaio, chissà) e intento nella sua rapida e quieta discesa. Ore 6 del mattino - 5:59, stando al cellulare -, un sonno denso e maligno addosso, la luce dell'alba tutto attorno e io che me ne andavo per sempre da casa. Senza bagaglio, se non quello che indossavo e le poche cose in tasca; nell'appartamento del resto non c'era nulla di mio, tranne i vestiti, e quelli erano sacrificabili.
L'aria all'esterno era già calda, ma l'orrida cappa di calura non avrebbe cominciato a formarsi che dopo qualche ora; un pensiero che comunque non mi rallegrava. Avrei voluto essere da qualsiasi altra parte, in una qualsiasi altra situazione, ma stavo come stavo e non potevo farci poi molto.
Cominciai a camminare.
[continua, boh, forse]
il tuo racconto si sposa benissimo con il mio stato d'animo..Oggi m'hanno dato la bella notizia che non mi fanno il contratto al lavoro e che dal mese prox sarò felicemt a casa..Ho voglia di addormentarmi e non pensare +a niente..Con affetto Dany.Ps:Continua a scrivere..mi piace sempre leggere i tuoi racconti..61grande!!
RispondiEliminaAhia, che brutta storia. Mi spiace molto, ma onestamente sono fiducioso che non resterai con le mani in mano a lungo ;) Al limite posso sempre continuare a devastarmi le caviglie e darti lavoro io.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Che tesorone che 6..
RispondiEliminaCome mai ieri mancavi all'appello??
Oggi mentre riordinavo la camera pensavo che sarebbe bello scrivere una specie di racconto..dove ognuno mette un pezzo..tu che ne pensi?
Ieri avevo un altro impegno.
RispondiEliminaLa tua idea non è male, bisogna vedere però come si sviluppa. Ho visto un altro paio di tentativi di fare una cosa del genere crollati miseramente a picco, occorre costanza. Però tentare sarebbe interessante.