sabato 23 gennaio 2016

Veranno le oloturie e ci spiegheranno l'amore

Skywolf: Ho creato un Asocial Network, un posto per gente come noi.
Opossum: Un posto per gente diversa, un po' pazzoide, di quelli che in discoteca al sabato tirano fino all'una di mattina e trincano latte a più non posso. In prima fila al cinema, all'ultimo posto in fila alle poste, allo stadio durante gli scontri con la capolista si chiudono nel cesso e ci danno dentro coll'asciugamani ad aria calda. Quella gente che la incontreresti sul tram mentre vai a divertirti in centrocittà al sabato pomeriggio e invece non la incontri perché stai da solo in salumeria a formattare i floppy 5,25". Quella gente lì, ecco. Quella gente lì che chiedeva a gran voce un posto di aggregazione su misura, tipo oratorio ma senza entropia.
Skywolf: zio caro ho letto quasi niente, solo fino a oratorio. potevi almeno infilarci un concetto di fisica per renderlo più appetibile no?!
Opossum: La tua amata "fisica" è sciapa e superata. Il futuro è nel FONDAMENTALISMO CATTOLICO PER LE MASSE e nell'UMANESIMO RADICALE.
Skywolf: SI', ma QUANTISTICI!
Opossum: Sì, ma quanti stitici.
Skywolf: Simantec Autistici.
Opossum: Semantica caustica.
Skywolf: Semantica causale.

Sigislove: ormai Opo RE dei social NETUORC.
Opossum: Eu sou o rei. Lo griderò ai quattro venti di scirocco, libeccio, tramontana e boaren. Perché apprezzo il titolo benché non lo meriti, ma lo apprezzo perché non lo merito.

La gangrena gassosa è la benzina dell'amore.

Il mio supereroe preferito è Braccobaldo Bau.

Malattie subdole sessualm
ente trasmiss
ibili: que
lla volta che sono andato a lett
o con una tipa che non
sapeva an
d
are a capo corr
ettamente.

La sabbia di Rio de Janeiro ha lo stesso colore della sabbia di Rio de Janeiro.

La scabbia di Rio de Janeiro dà lo stesso dolore della scabbia di Rio de Janeiro.

La rabbia di Rio de Janeiro ha lo stesso furore della rabbia di Rio de Janeiro.

L'abbia di Rio de Janeiro è lo stesso congiuntivo dell'abbia di Rio de Janeiro.

Ribellati alla dittatura, arruolati nella Resistenza, ma solo se sei un vero ohm.

I cosi lì, icosaedro.

Se fossi stato muto avrei inventato il film muto, se fossi stato cieco avrei inventato il film cieco, se fossi stato ato avrei inventato il filmato, se fossi stato Goebbels sarei stato nazista.

Un solo desiderio, re dei Longobardi.

Righe ciniche.

Ho creato un Asocial Network, un posto freddo e inospitale, con le maniglie delle porte elettrificate e in dotazione mutande di lana di vetro.

Se prendete un numero infinito di scimmie e le chiudete in una stanza davanti a un numero infinito di macchine da scrivere, complimenti.

Ho creato un Asocial Network, un posto per gente come noi che non sta più insieme ma che come noi ancora si vuol bene; amori unici, ma tanto fragili, storie vere e senza fine.

La nebbia di Rio de Janeiro non assomiglia per niente alla nebbia di Rio de Janeiro.

La nebbia di Rio de Janeiro non assomiglia per niente alla nebbia di Castiglione delle Stiviere.

La parola cerotto.

E l'azoto se ne frega.

La paura d'esser preso per mano che ne sai.

Là dove c'era l'erba ora c'è altra erba.

La parola del giorno è: Macedonia.

La Macedonia è un pezzo dell'ex-Jugoslavia.

La Macedonia è un piatto a base di pezzi di frutta.

La frutta essa ce n'è tanta in Brasile.

Come la frutta, anche Rio de Janeiro è in Brasile.

La capitale della Macedonia è Rio de Janeiro.

Se non è zuppa è pan bagnaaaAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRGH!

Voglio i cruciverba con le definizioni in diagonale.

Ci sentiamo prima o poi

Leo Ortolani ha dato l'annuncio ufficiale: la storia di Rat-Man (quella editoriale, perlomeno) finirà nel settembre 2017. 122 numeri, 20 anni di pubblicazione pressoché ininterrotta a cui ne vanno aggiunti 8 passati in panchina (perché la storia originale risale al 1989, ma la testata nasce nel '97): cifre che meritano rispetto, soprattutto di questi tempi e per un fumetto italiano non-Bonelli. Il più grande supereroe italiano di sempre saluta e se ne va, lasciando orfani migliaia di lettori, e c'è già commozione nell'aria.
Non sono stato un lettore sempre fedele; ho tutti i numeri dal 49, mentre tra quelli precedenti me ne mancano diversi. Ma sono comunque un contento ed orgoglioso possessore del numero 1 di Rat-Man Collection, che in quei remoti anni usciva come allegato all'Uomo Ragno. Dopo diciannove anni di strapazzi e riletture è ormai un volumetto un po' malconcio, ma rughe a parte le pagine ci sono ancora tutte e sono tutte leggibili. E fanno ridere quasi come il primo giorno.
Ho il numero 1 di RMC nonostante non abbia mai comprato l'Uomo Ragno. Ce l'ho perché conoscevo un ragazzo che l'Uomo Ragno invece lo comprava, e così aveva scoperto Rat-Man e me l'aveva fatto conoscere, in quel lontano 1997. Stefano Guarino, di Padenghe, l'avevo conosciuto sui pullman che ci portavano a scuola a Brescia; era un ragazzone gentile e simpaticissimo e che ho visto sempre e solo ridere o perlomeno sorridere (pure quella volta in cui m'ha preso per il culo un quarto d'ora filato. Li l'avrei ammazzato, devo dire, ma è stata l'unica volta); purtroppo lo persi di vista prima ancora di diplomarmi. Mi aveva prestato il primo numero, e mi era piaciuto così tanto che mi disse "allora tienilo, te lo regalo". Stefano era così. Per anni, quando compravo un numero di Rat-Man, mi sono chiesto talvolta che fine avesse fatto.
Stefano è morto nel 2005 in un incidente stradale, a 24 anni; lo venni a sapere dal Giornale di Brescia (da cui scoprii anche che da tempo lavorava in una ditta a duecento metri scarsi da casa mia. Quando si dice che la vita è beffarda,). Da allora non ho più potuto leggere un Rat-Man senza ripensare a lui, e ho sempre pensato che una volta terminato Rat-Man avrei perso un flebile contatto con un amico che non c'era più. Beh, ora so quando sarà. Ciao Stefano.

domenica 10 gennaio 2016

Anime in Alba

audio: Rosetta - Hodoku/Compassion


Princes Street era vuota, nel gelo della notte; la luce dei lampioni la rischiarava a giorno, ma più o meno nessuno era in giro a goderne. Seduto sull'estremità di un marciapiede salvagente, davanti alla National Gallery, Mathias guardava nel vuoto in direzione di Calton Hill, con il suo corpo lì a Edimburgo e la mente chissà dove. Ed erano le quattro del mattino di un qualsiasi 10 gennaio. Aspettava.

Edimburgo non aveva una metropolitana: dopo quattro anni passati lì non aveva ancora accettato la cosa. Ok il suo status di capitale europea, la sua società multietnica, il suo sudare cultura da tutti i pori, ma in realtà per quel che gli pareva era uno sperduto buco bagnato e ventoso senza una fottuta metropolitana. Era così, coi treni della metro, che Tuane veniva da lui, in quei giorni passati giù a São Paulo: lei arrivava da Armênia sulla Linha Azul, e si incontravano in quel formicaio tremendo che era Estação Sé, dove lui già la aspettava. Si baciavano annegando nella fiumana paulista che scorreva loro attorno, e Mathias trovava che fosse comunque un bel modo di amarsi. L'amore arrivava coi treni della metro. Edimburgo la metro non ce l'aveva e lui non glielo poteva perdonare, perché così gli sembrava che ad Edimburgo non potesse più trovare l'amore.

A Edimburgo era arrivato correndo dietro a Tuane, dopo che lei aveva deciso di attraversare l'Atlantico un bel giorno e non era più tornata indietro. In Praça da Sé, davanti alla cattedrale, l'aveva aspettata per mesi che erano sembrati lustri, finché, non avendo più niente da fare, da sperare o da perdere, prese per l'oceano pure lui. La Scozia gli era piaciuta e continuava a piacergli, a dire il vero, finché non pensava alla mancanza della metro. Il tempo era folle un po' come a São Paulo; e pazienza se era più freddo, perché del caldo era stufo. Non c'erano traffico e inquinamento. E c'era lavoro.

Ma non c'era più Tuane. L'aveva cercata dappertutto, ma quando Mathias era arrivato lei se ne era già andata chissà dove, tornata in Brasile o volata su Marte o Dio solo sapeva che altro. Non riuscì a trovare nessuna traccia concreta d lei in città né nei dintorni: solo qualche conoscenza che non aveva niente di utile da dire. Dopo qualche settimana di ricerca, svuotato, smise di correre dietro ai fantasmi. Si risolse comunque a fermarsi lì sul Forth: a quel punto qualsiasi posto era insensato quanto un altro.

Era tornata quell'estate, a settembre. Quella sera di gennaio, a un concerto, aveva cominciato a parlare con una ragazza appena conosciuta. L'aveva saputo così.
- Sei scozzese? - gli aveva chiesto quella.
- No, sono nato e cresciuto in Francia, per quel che può valere. Ho vissuto un'eternità in Brasile.
- Dove?
- A San Paolo.
- Ho conosciuto una ragazza proprio di lì qualche giorno fa. Magari la conosci.
- Mah, San Paolo è grande. C'è un sacco di gente.
- Più che a Edimburgo?
- Più che in tutta la Scozia.
Ma il nome e la descrizione che la ragazza gli dette erano giusti. Era stata lì anni, se ne era poi andata ed infine era tornata, ed anche questo corrispondeva. Quante brasiliane con quel nome e quell'aspetto potevano esserci in giro per Edimburgo? Quante brasiliane con quel nome e quell'aspetto potevano essere tornate ad Edimburgo due volte?
- Dove vive?
- Non lo so. L'ho incontrata un paio di volte a Leith. Ci porta a spasso i cani altrui. Per lavoro, credo.

La ragazza sconosciuta aveva incontrato Tuane vicino al porto. Tuane era a Edimburgo. Mathias scoprì che andare a dormire era diventato all'improvviso impossibile. Seduto in Princes Street per ore ascoltò turbamenti repressi per anni provenire da qualche parte dentro di lui. Quando non ne poté più si alzò e si diresse verso il Leith Walk. Le otto del mattino, Edimburgo riprendeva vita a attorno a lui. A latitudini più dolci avrebbe potuto forse godersi il sole, mentre lì di luce dal cielo non gliene arrivava granché. Pazienza.

Non aveva sperato di avere fortuna, ma forse quel giorno qualche divinità benevole trovò che i suoi anni di sofferenza avessero ben meritato una ricompensa. Tuane era là, nel Leith Links, mattiniera come era sempre stata, in quel gran freddo verde. A Edimburgo era arrivato l'amore anche senza la metro, seduto ad aspettarlo su una panchina in un prato gelido. Tuane guardava verso il cielo, forse contava le ultime stelle. Sentendo avvicinarsi i passi di Mathias, girò lo sguardo e guardò fisso l'uomo in avvicinamento. Si alzò sorridendo. - Speravo fossi tu.

Si abbracciarono. Stavolta attorno a loro scorreva solo il vento. Ma andava bene anche così.


su ldcds

lunedì 4 gennaio 2016

My own Edinburgh in a nutshell

Capodanno 2016. Edimburgo la luna e tu. Anzi, tu e la luna no.

[ Cose che ho bevuto a Edimburgo e non avrei dovuto bere ma ho bevuto lo stesso:
- Birra
- Tequila
- Vodka (tagliata con 1/4 di limonata)
- Whisky ]