domenica 8 novembre 2015

Ma l'asfalto se ne frega

Si sono affrontate per due settimane, scontrandosi come i due blocchi di un wall of death, i tediosi vocalizzi iostoconvale e iononstoconvale. Calci inesistenti, ostracismi supposti; giochi di squadra, campanilismo sera: iberici che biscottano sottobanco per gettare nella disperazione e nella rabbia un'intera nazione stivaliforme. A sua volta schizofrenica nel suo volgersi verso un simbolo sfrontato di successo e di illegalità. Chi aveva ragione? Non si può dire, forse non si sa. Ma si sa chi ha vinto, perché questa farsa è grazie al cielo finita. Resta scolpita nel tempo questa affascinante, costante, disumana marea montante di indignazione verso fesserie che i nostri posteri non potranno nemmeno immaginare. Domani ci sveglieremo col buio o la luce, col nostro mutuo che questua attenzioni, con le nostre disgrazie in paziente attesa, fortunatamente dimentichi di tutte queste stronzate.

domenica 1 novembre 2015

Burano, foschia su tempera



Burano e Torcello viste da una certa distanza. Mi scuso per la scarsa qualità del montaggio ma avevo zero voglia di sbattermi, abbiate pazienza.

domenica 18 ottobre 2015

O fim está próximo

La mia libreria di bookmark per Firefox sfiora le 2000 (duemila) voci. Per l'esattezza il software ne conta 1888 (milleottocentoottantotto). Tralasciando il vast[issim]o numero di link zozzi e la manciata di roba ad uso amministrativo (pagine di help, 192.168.0.1 e cose così) penso di poter stimare le voci utili comunque ben sopra le 1500 (millecinquecento) unità.

Tutta roba che per la stragrande maggioranza non uso e forse non userò mai più. Siti che avevo dimenticato, e che magari sono pure morti mesi e mesi -anni- fa, senza che me ne accorgessi. Informazioni magari utili che avevo dimenticato di aver salvato e che mi sono messo a cercare di nuovo quando ne ho avuto necessità; o notizie magari superflue che riprendo in mano un anno dopo e mi lasciano lì a chiedermi "e questo coso perché cappero l'avevo salvato?". Ogni tanto rimetto mano a questi bookmarks, soffio via la polvere e decido che per questo o quel collegamento è giunta l'ora di andare a visitare /dev/null. Ma per come sono fatto, visto che sono un accumulatore seriale, è sempre una tragedia. Vorrei avere una conoscenza e una memoria tali da avere sempre contemporaneamente in mente ogni singola informazione archiviata: ironia del destino ho una conoscenza e una memoria che sono esattamente all'opposto. Il link cancellato oggi sarà domani forse già obliato. Ma io comunque non sono contento.

domenica 27 settembre 2015

Why so serious?

Quando la realtà non supera la fantasia ma si fa comunque dei bei viaggi: la sede della Regione del Lazio avvelena anche te, digli di smetterla.


mercoledì 16 settembre 2015

[vita vissuta] La blasfemia in 12 semplici mosse

> Scarica un film... per esempio (ma solo per esempio, eh) The room di Tommy Wiseau, mica pizza e fichi
> Copia il film dalla cartella download a quella dove tieni tutti i film ancora da vedere
> Cancella la cartella di The room che tanto non serve più
> Conferma eliminazione senza passare dal cestino
> Accorgiti che invece della cartella di The room avevi selezionato quella con i film ancora da vedere
> Che c'erano dentro più di 30 film
> Pure abbastanza rari
> E ci hai messo settimane a raccattarli
> Apri un nuovo buco nel muro a craniate
> Recupera il backup
> Accorgiti che il backup è fermo a tre mesi fa e contiene forse un terzo del totale dei film che avevi accumulato
> E ora bestemmia pure liberamente, tanto ormai...

mercoledì 9 settembre 2015

La vita, l'universo e il colour clash

Sto provando a far nascere La vita, l'universo e il colour clash (http://vucc.altervista.org/) (http://thevucc.blogspot.com/), un altro blog (se ne sentiva il bisogno, eh?) che cerca di dire la sua in questo martoriato firmamento digitale. L'obiettivo di VUCC è recensire e commentare videogiochi e film che siano il più oscuri possibile, niente di più e niente di meno. Lo so, nulla di originale, ma insomma... cercherò di metterci del buono. Per ora è ancora tutto embrionale, comunque, ma conto di partire presto (anche se, almeno per ora, raccattando cose già scritte e piazzate altrove). Ci vediamo là.

Basilari operazioni di cosiddetta matematica, eseguite su cavie umane






Baixa fidelidade

Troppo tempo libero, una copia di LibreOffice Writer, un pacco così di fogli color salmone (!) che prendono polvere da oltre 15 anni*, una stampante e una cartuccia di inchiostro nero nuova. Ecco qui il risultato: l'opera omnia del vostro affezionatissimo opossum su ldcds trapiantata nel mondo reale per puro edonismo. Con tanto di falsa attribuzione ad Adelphi, me ne scuso con le loro santità ma la tentazione è stata semplicemente troppo forte (ma fino all'ultimo ho combattuto con l'intenzione di marchiare col logo Penguin Books, va detto). Lavoro di stampa e di rilegatura di qualità scarsissima, ça va sans dire, perché così impone il regolamento.




* trafugati dal primo camposcuola a cui partecipai, nel 1999. Perché erano carini. Mai utilizzati fino ad oggi, comunque. Per i curiosi, l'immagine in copertina è una personale rivisitazione di "For Adie", illustrazione del braverrimo Ken Wong.

domenica 28 giugno 2015

Mickey Amoeba

Disneyworld all'esterno è tutto sbrilluccichio e fantabulosità, ma nel suo cuore c'è Discovery Island: un'isola tetra, priva di umanità e letale.

È la perfetta metafora disneyana.

domenica 14 giugno 2015

[Cinecartografia] Ho visto cose che voi umani - lettera B

Bahamas - Children of God (2010); omosessualità e danni da omofobia, concretizzati nella storia di due giovani bahamensi. Discreto. // Bahrein - Al-Bashara (2009); cortometraggio di cui ricordo poco meno che nulla, se non che il protagonista è un vedovo che muore di tristezza. // Bangladesh - Television (2012); interessante commedia piuttosto godibile. In un paesino bengalese convivono due comunità, una induista e una musulmana; il "sindaco" è un musulmano estremamente tradizionalista, al punto di imporre il divieto assoluto di usare la TV nel paese (perché trasmette immagini di persone, cosa proibita dal Corano). Ovviamente la popolazione non vive bene la cosa, soprattutto gli induisti che non dovrebbero sottostare a questo veto. Varie tensioni e tentativi di soluzione si avvicenderanno fino ad un finale non risolutivo ma possibilista. // Barbados - Auntie (2013); corto sulla vicenda di una ragazza e di sua zia, che l'ha cresciuta come fosse la madre, finché la ragazza decide di partire per raggiungere la madre in Inghilterra. Roba amatoriale. // Belgio - 22 Mei (2010); mindfuck pauroso. L'addetto alla sicurezza di un centro commerciale nelle Fiandre sopravvive ad un'esplosione accaduta sul luogo di lavoro. Avrebbe potuto evitare che l'esplosione avvenisse? I fantasmi delle vittime tornano a perseguitarlo con questa domanda, costringendo a rivivere l'evento, oltre ad altre vicende della sua vita. // Belize - 2012: Kurse a di Xtabai (2012); credo primo e unico film beliziano della storia, è un horror elementarissimo con radici nel folklore locale (non so quanto reinterpretato, o se addirittura del tutto inventato); tutto molto casalingo comunque. Da Oscar una scena, ad inizio film, in cui un bambino in primissimo piano guarda direttamente in camera. // Benin - Africa paradis (2006); no, allora: questo lo devo ancora guardare. ma ho visto il trailer ed ho letto la trama, e siamo praticamente dalle parti di "Gli Stati Uniti d'Africa" Abdourahman Waberi (anche se a tinte meno cupe): una coppia di profughi francesi emigra dalla povera Francia per cercare rifugio nella ricca Confederazione Africana. L'idea è valida, sulla realizzazione vi dirò. // Bhutan - La Coppa (1999); in un monastero bhutanese la tranquilla vita monacale degli studenti viene scossa dagli imminenti mondiali di calcio. Uno dei ragazzini è infatti intenzionato a vedere la finale, a dispetto delle ferree regole del luogo santo, e coinvolge altri compagni in un piano. È un film molto valido, completamente immerso in una cultura distantissima dalla nostra ma con qualche tratto in comune (anche i futuri Lama apprezzano la palla in cuoio, pare). Bello. // Bielorussia - Anime nella nebbia (2012); durante la WWII, vicino al confine con la Germania, un soldato russo viene preso per traditore dai partigiani. Decidono di punirlo, ma qualcosa va storto. Non è un film di guerra, ma un lento dramma carico di significati morali. Non riuscitissimo, ma sopra la sufficienza. // Birmania (o Myanmar, 'azzo ne so) - Adam, Eve and Datsa (1997) [ma il titolo originale pare suoni come Ar-Dan-Yal-Aye-Wa-Yal-Da-Tha-Yal]; più che un film è una telenovela. Datsa ed Eve stanno assieme, ma Datsa sembra pensare più alla sua azienda che ad Eve; Eve ama Datsa ma sopporta la situazione sempre meno. Le cose si complicano quando Eve incontra Adam che è un ragazzo d'oro e i sentimenti di lei vacillano. Le cose si complicano (2) quando Datsa e Adam si pestano i piedi (o si odiavano già prima, onestamente non ricordo) e Datsa diventa geloso: le cose poi si complicano (3) quando Datsa comincia a fare il doppio gioco con Eve (cambiando continuamente atteggiamento verso di lei manco fosse mestruato) per il proprio tornaconto. Le cose si complicano (4) quando si scopre che i due nemici sono fratelli. Siete ancora svegli? Un film memorabile soprattutto per una splendida frase di Adam detta sorridendo e senza un filo di ironia: "Non importa che tu sia gay o normale!" // Bolivia - El día que murió el silencio (1998); l'arrivo di un imprenditore deciso a portare l'innovazione della radio in uno sperduto paesino boliviano è destinato a sconvolgere la pacifica comunità del posto. Un film per romantici. Si lascia guardare. // Bosnia Erzegovina - No man's land (2001); durante il conflitto yugoslavo due soldati bosniaci e uno serbo rimangono intrappolati in una trincea sul confine tra i territori controllati dai due fronti, senza poter uscire perché sarebbero immediatamente scambiati per nemici da entrambi gli schieramenti. Saranno costretti a una convivenza indesiderata fino a quando sarà trovata una soluzione. Riuscita commedia nera, spiritualmente debitrice di "Comma 22" di Heller nel suo tentativo di dipingere l'assurdità della guerra. Da vedere. // Botswana - Serene (20??); è sorprendente come, fra tutti gli stati africani, uno relativamente benestante come il Botswana sia totalmente privo di produzione cinematografica. Solo qualche corto come questo bislacco Serene, su una ragazza in manicomio. Del tutto amatoriale. // Brasile - Domésticas (2001); viceversa il Brasile di roba ne ha da vendere. Tra infime pornochanchada, elaborati film di denuncia e cose arthouse alla Ghezzi ho scovato questa simpatica commedia su un gruppo di domestiche di San Paolo a cui capitano diverse disavventure. Per rinfrancar lo spirito tra un Kubrick e un Oliveira va più che bene. // Brunei - Teluki (2013); IMDB lo indica come horror, ma probabilmente si riferisce al livello produttivo più che alla trama. Il Brunei in effetti non ha una cinematografia, ma un pugno di ragazzi di belle speranze che, come nel caso di Teluki, probabilmente si limitano a raggruppare amici e parenti in una stanza,  accendere la handycam e far dire parole a caso. Con risultati immaginabili. // Bulgaria - The world is big and salvation lurks around the corner (2008); coproduzione tra un sacco di paesi slavi e non-slavi (tra cui l'Italia), è un bel dramedy che parla di comunismo, emigrazione, famiglia, disperazione, speranza, coraggio e backgammon. Un rispettato pensionato parte dal suo pesino in Bulgaria per andare in Germania a recuperare suo nipote -che non vede da annia, da quando ancora esisteva il blocco comunista- che è rimasto coinvolto in un incidente d'auto. Il giovane non ricorda nulla e tantomeno capisce che l'uomo davanti a lui è suo nonno. Il vecchio non si perde d'animo e parte per il viaggio di ritorno, con il nipote, in bicicletta. Numerosi flashback chiariranno le vicende accessorie. Commovente. // Burkina Faso - Tilaï (1990); bel lavoro proveniente dalla culla del cinema subsahariano: dramma familiare che racconta la vicenda di Saga, soldato che torna al suo villaggio dopo anni di guerra, e Nogma, sua promessa sposa. Mentre Saga era via suo padre ha sposato Nogma. Saga non accetta la cosa, e ne seguiranno conseguenze catastrofiche per tutti. Qualcuno l'accomunato -per tematiche- ad un western, ed in effetti non è azzardato. Film interessante e particolarmente tetro nel finale, nonostante tutto quel sole africano. // Burundi - Nothing's the same (2008); cortometraggio, in realtà non molto più che uno "spot" a favore del controllo dell'AIDS e contro l'omertà verso gli stupri. Comunque un lavoro pregevole, nel suo genere.

mercoledì 3 giugno 2015

Nel buio

- Scendiamo qui - mormorò Elias.

Brian, che si era fissato le scarpe in silenzio per tutto il tragitto, sollevò lo sguardo e guardò fuori dai finestrini della metro. Erano in un tratto di superficie, in aperta periferia; la sagoma del muro di casermoni che avevano appena oltrepassato si distingueva a malapena a poche centinaia di metri da loro, nel buio della notte. Il convoglio rallentava.
Elias guardava in piedi il buio fuori dai finestrini con espressione indifferente, come fino a poco prima aveva guardato le pareti del tunnel. Era rimasto in piedi, appoggiato a un sostegno per tutta la corsa. Sembrava perso in distanze siderali, e quelle due parole erano le prime da quando erano saliti nel vagone.
Andy, che era seduto accanto ad Brian, a quell'invito alzò finalmente gli occhi dalla console; non aveva fatto altro che videogiocare per l'intero tragitto. Brian si disse che non avrebbe potuto pensare per i due compagni due modi più diversi di comportarsi allo stesso modo. Quanto a lui, fino a lì aveva a malapena respirato. Aveva i suoi motivi.
Passando sulla banchina furono investiti dall'autunno. Era da poco passata l'una e faceva freddissimo, ma il cielo terso e la luna piena rendevano debole l'oscurità. Andy bestemmiò contro il clima, poi si rivolse ad Brian.
-È la tua prima messa nera?-
Elias cominciò ad allontanarsi dalla fermata, lasciandosi i palazzi alle spalle. Nella direzione in cui si avviava c'erano campi, sterpaglie e cantieri, come se la città si fosse presa una pausa. "25 ettari di nulla", gli aveva spiegato Elias.
-No, è la terza. Ma è la prima da quando sono qui in città. Le altre le avevo viste dove vivevo prima.-
-Qui abbiamo un bel gruppo- proseguì Andy. Si incamminò anche lui, seguendo Elias con Brian al fianco. -È raro celebrare in città, è pericoloso. Ma questa zona per ora è abbastanza sicura, ci sono solo cantieri e campi. Quando sei in mezzo, sei sicuro di non avere nessuno intorno nel raggio di oltre quattrocento metri. Mi piace questo posto, ci vengo spesso per i fatti miei. Qualche volta, quando ero più piccolo, ci ho giocato a cricket con qualche amico, dove vivevo era pieno di famiglie pakistane e i loro bambini ci andavano pazzi. È meglio qui che nei parchi. Meno rompiscatole.-
- Lo trovo appropriato.-
- Sì? -
- C'è qualcosa di satanico nel cricket. Pensa solo all'importanza del numero sei in quello sport. Sei lanci nell'over, sei punti per il fuoricampo, sei stump nel terreno, sei ore di gioco al giorno. Strano che le partite durino solo cinque giorni, uno meno di quanto sarebbe lecito.-
Andy sogghignò. Elias disse qualcosa a mezza voce che ad Brian suonò come un “Quante stronzate”… ed in effetti lui stesso concordava. Diceva stronzate perché era nervoso, non poteva evitarlo.
- Dai, Elias, non essere crudele. È un'idea tutto sommato simpatica, se ci pensi.-
Elias non rispose.

Scesero in un piano interrato di uno degli edifici in costruzione. Un futuro garage. In qualche modo appropriato per una messa nera, pensò Brian. Vide che erano stati preceduti: tre ragazzi e due ragazze si aggiravano attorno ad un basso tavolo coperto da un telo nero: un improvvisato altare. Ma non c'erano suppellettili di alcun tipo, e -nonostante si aspettasse qualcosa del genere- il particolare colpì Brian come una rasoiata.

Nelle campagne da cui veniva aveva frequentato brevemente gruppi satanisti. Da quando si era trasferito in città aveva cercato in tutti i modi di pendere contatto con altri occultisti come lui. C'era riuscito facilmente, aveva stretto nuove amicizie, e aveva scoperto come l'ambiente lì fosse molto diverso, più duro e complicato d quello a cui era abituato. Gli parlarono di sacrifici umani.

-Seriamente?- aveva chiesto ad Elias.
-Sì. Succede; deve succedere. Non spesso. Più o meno una volta ogni paio d'anni. Ma deve succedere.

Non aveva approfondito l'argomento, nonostante tutte le domande sulle possibili conseguenze che gli si accalcavano in testa. Dopo la rivelazione, e nonostante le conferme, aveva preferito proseguire a considerarlo come una sorta di scherzo.
Ma l'altare ora era davanti a lui. E che fosse basso e sgombro rendeva difficilmente equivocabile il suo scopo: doveva esserci spazio per depositarvi la vittima, e basso abbastanza perché il corpo fosse comodamente maneggiabile. Per Brian era la definitiva conferma, più valida di qualsiasi parola pronunciata gravemente a bassa voce, di quel che sarebbe successo.
A quel punto erano quindi in otto. Erano tutti ragazzi sui venti, forse ventidue anni, tranne un uomo alto e imponente, forse sui quarant'anni, che si diresse verso di loro appena dopo il loro ingresso. Era Daniel, il celebrante. Brian lo incontrava per la prima volta, ma la fama di figura carismatica del gruppo lo aveva preceduto. Daniel gli tese la mano.
- Quindi tu sei Brian.-
- E lei è Daniel,immagino.-
- Dammi del tu. Sei stato coraggioso a venire. Diversi si sono tirati indietro, sapendo cosa dovevano... aspettarsi di vedere. E anche per paura di conseguenze spiacevoli per loro.-
- Di quelle ho paura anch'io, però. Un omicidio è un omicidio.-
- Non devi preoccuparti. Tu sei nuovo e non hai responsabilità verso nulla di ciò che succederà; noi, per ciò che riguarda, sappiamo come muoverci per evitare rischi. Le nostre vittime quasi sempre sono balordi, vagabondi, reietti che nessuno reclamerà mai. E comunque – Daniel si permise di sorridere – lui ci protegge.-
Brian non riuscì a replicare. Una vaga tranquillità si faceva largo dentro di lui.
- Quando arriverà quello di stasera? -
- Presto. Lo porteremo sull'altare al termine della funzione.

La cerimonia cominciò poco dopo. Era diversa da quelle che Brian aveva seguito in precedenza, ma non se ne stupì, sapeva che ogni gruppo aveva i suoi riti personali. Erano tutti inginocchiati in semicerchio a qualche metro dall'altare, eccetto Daniel che officiava in piedi dando loro le spalle; Brian aveva Elias alla sua sinistra e Andy alla sua destra, ancora come sulla metro. L'”arredo sacro” era minimo: oltre all'altare ancora sgombro c'erano solo teli con disegni esoterici appesi alle pareti, e nient'altro. Daniel pronunciava formule con voce grave, e i suoi confratelli a tratti cantilenavano lugubremente. Era tutto molto scarno e nel complesso molto tetro. Il salmodiare proseguì per venti minuti, poi Daniel si interruppe all'improvviso.
Si girò verso Brian e tese verso di lui una mano. - È nostro desiderio che sia tu a condurre qui la vittima dell'olocausto. Avvicinati.-
Brian impietrì. Non gli riuscì più nemmeno di deglutire. Per qualche secondo non si mosse, poi sentì una fitta nel fianco destro: era stata una gomitata di Andy a provocarla. Brian lo guardò e vide che Andy -l'eterno mezzo sorriso sulle labbra- gli faceva cenno con la testa di andare. Brian finalmente si mosse verso Daniel e gli prese la mano. Daniel la afferrò con forza e tirò verso di sé Brian, che per la sorpresa quasi perse l'equilibrio. Al di sopra dell'altare Daniel incollò quasi il viso al suo, gli occhi a pochissimi centimetri; la voce con cui parlò era poco più di un mormorio.
- Sei nuovo, sì, e ovviamente ci sono cose che non sai. Da oltre dieci anni celebriamo col sangue per ingraziarci il favore del nostro signore. È un'immensa gioia per lui, e ovviamente anche per noi. Non avere paura. Assapora la sua gloria, e vivila, come la viviamo noi, e vedrai come diventerà grandiosa la tua esistenza...-
Ad ogni parola Brian diveniva sempre più terrorizzato. Gli sembrava di essere precipitato in un abisso. Ma la presa salda e un qualcosa di ipnotico nella voce di Daniel gli impedivano di fuggire come una parte di lui gli diceva di fare. Lentamente il terrore si trasformò una sorta di intorpidimento. Daniel continuò a glorificare il demonio alzando progressivamente la voce, arrivando infine ad urlare, finché non si azzittì di colpo. Nell'immediato silenzio Brian tornò improvvisamente padrone di sé. Si aspettava, e temeva, che Daniel gli lasciasse la mano e gli indicasse dove si trovava la vittima. Ma la mano libera del celebrante saettò all'improvviso e gli piantò un pugnale in pieno cuore.

Brian non riuscì a percepire la gloria del loro signore al di sopra del dolore squassante nel petto e della delusione per essere caduto in un'insulsa trappola. Ma la vita se ne stava andando rapidamente, Alzò gli occhi e notò che il celebrante ora sorrideva. Fu l'ultima cosa che vide.


su ldcds

sabato 16 maggio 2015

Siamo meno che nulla di fronte alla Storia


La cosa inquietante è che è di fronte a un cimitero.

domenica 3 maggio 2015

[Cinecartografia] Ho visto cose che voi umani - lettera A

Afghanistan - Come pietra paziente (2012); dramma franco-afghano scritto e diretto da Atiq Rahimi: una donna si prende cura del marito, ridotto in stato vegetativo da un colpo d'arma da fuoco, mentre le narra episodi della propria vita. Tutt'attorno impazza la guerra. Ben fatto, ma non l'ho apprezzato granché, mi è sembrato un bel po' paraculo. Non avrò capito io, non so. // Albania - Gjallë (2009); ancora un dramma, per la regia di Artan Minarolli. Gjallë (“Vivo” in albanese, credo) è la storia del giovane Koli, studente universitario la cui vita viene sconvolta dal ripresentarsi di un passato che ignorava, una faida mai sopita con una famiglia rivale nella campagna da cui proviene. Koli vive da tempo a Tirana, è distante dalla mentalità rurale dei soui padri, ma non può far nulla per evitare di essere coinvolto. Un buon film, piuttosto critico sull'arretratezza di certi costumi e su certi problemi dell'Albania moderna. // Algeria - Viva Laldjérie (2004); non sembra poi così diversa l'Algeria da una certa Europa: anche qui maschi sposati dalle vite rispettabili mentono alle amanti, o si ritirano con le prostitute in alberghi a ore. Tre donne vivono l'insoddisfazione delle proprie vite in una Algeri scostante e indifferente, verso chissà quale futuro. Carino (e davvero bella la Azabal). // Andorra - No pronunciarás el nombre de Dios en vano (1999); bislacchissimo cortometraggio di mezz'ora proveniente dal piccolo principato: siamo in un futuro prossimo (cosa solo dichiarata, perché di ambienti e cose futuristiche non si vede nulla), e un importantissimo malvivente si trova a dover affrontare un tizio che dice di essere il nuovo figlio di Dio e gli sta rovinando gli affari. Pochissima azione e tanta gente che parla urlando, tutto è buio e claustrofobico, qualcuno muore e volendo si ridacchia anche. Anche carino, ma come lo si vede lo si dimentica. // Angola - Na cidade vazia (2004); il dodicenne N'Dala, originario del centro dell'Angola e rimasto orfano per via della guerra, viene portato a Luanda da delle missionarie; lui però vuole tornare a casa, così scappa, finendo però solo per perdersi nella capitale. Stringerà alcune amicizie e riuscirà a sopravvivere, ma la nostalgia non lo abbandona mai. Triste ritratto, attraverso l'infanzia, della precarietà in cui versa l'Angola. Bel film. // Antigua e Barbuda - Hooked (2009?); eh, boh, non è che i film antiguani crescano sugli alberi; questo è l'unico che sono riuscito a procurare (uno che sembrava molto più promettente, Working girl, purtroppo è irreperibile). Non me lo ricordo neanche più, c'è una che molla il suo ragazzo -mi pare- perché si rimette col suo ex appena uscito di prigione, poi lei uccide quest'ultimo e fa ricadere la colpa sul primo, boh, non so, comunque fa cagare. E attori cani. // Arabia Saudita - La bicicletta verde (2012); il titolo originale è Wadjda, che è anche il nome della ragazzina protagonista, ma il fatto che questo film abbia un titolo italiano indica che ha trovato, fortunatamente, distribuzione ufficiale nel nostro paese. Wadjda è una intraprendente bambina di dieci anni che sogna di poter comprare una certa bicicletta su cui ha messo gli occhi; nel suo paese però le donne non possono andare in bici. Questa è solo una delle regole che la bambina non comprende e contesta a ogni piè sospinto, finendo continuamente con lo scontrarsi con la tradizionalissima preside della sua scuola. Il finale a suo modo è aperto. Film che fa piuttosto riflettere sulla vita in Arabia, forse un po' paraculo, ma molto apprezzabile. Davvero brava la piccola protagonista. // Argentina - Garage Olimpo (1999); produzione italo-argentina che racconta la triste vicenda della guerra sporca attraverso la strana relazione di una rivoluzionaria diciottenne, imprigionata in un luogo di detenzione e tortura camuffato da autorimessa (da cui il titolo), e uno dei suoi aguzzini, innamoratosi di lei. Bechis, il regista, non indugia sul macabro ma crea lo stesso un film raggelante, crudo, “sporco”. Impossibile non restare inquieti davanti allo svelgersi degli eventi e alla banalità del male. Da vedere. // Armenia - Il colore del melograno (1968); Sergei Parajanov “traduce” in immagini la vita e la poesia di Sayat Nova, poeta armeno del '700. Sembra Buñuel sotto LSD. Non è roba per tutti. No Ma proprio no. // Australia - Gli anni spezzati (1981); uno dei primissimi film con Mel Gibson (allora venticinquenne), è la storia di due ragazzi australiani che diventano amici e partono per la Prima Guerra Mondiale. È una gran bella storia di amicizia imperniata su un dramma di guerra assai ben girato (del resto il regista è Peter Weir).Vedetevelo. // Austria - Funny games (1997); due ragazzi entrano nella casa di una famiglia in vacanza (padre, madre, figlioletto) e li torturano. Film di culto che a me è sempre parsa una stronzata galattica, ma probabilmente sbaglio io. Amen. // Azerbaigian - Faryad (1993); durante la guerra del Nagorno-Karabakh un soldato azero viene catturato dagli armeni, torturato e trattenuto come ostaggio in attesa di poter essere scambiato con un prigioniero armeno. Film girato da azeri per azeri (e per i loro sodali turchi, eventualmente), ad uso e consumo interno. Gli armeni che dovessero vederlo difficilmente resisterebbero alla tentazione di dare fuoco al cinema o al televisore. Per i non azeri e i non armeni resta un prodotto fondamentalmente piccolo, un film di guerra senza scene di guerra e smaccatamente populistico (gli armeni sono le peggio merde della galassia e gli azeri gente tranquilla e che non farebbe male a una mosca, robe così). In giro c'è di peggio, ma soprattutto c'è di MOLTO meglio.

[Cinecartografia] Ho visto cose che voi umani - intro

La metterò giù nel modo più noioso e prolisso possibile.



Circa due anni fa avevo accarezzato un'idea un po' malsana: provare a leggere almeno un libro per ogni nazione della Terra, ovvero almeno un libro di almeno un autore proveniente da ogni nazione. Un'idea affatto originale, come supponevo all'epoca e come ebbi prestissimo modo di verificare, ma non è questo il punto. Limando un po' le indicazioni del diritto internazionale -e della mia personale visione del mondo- ero giunto a contare 202 nazioni (un po' più di quelle effettivamente considerate dall'ONU).
Fanno 202 libri. Tanti.
Ok, non così tanti (al momento dell'inizio dell'"impresa" ne avevo già letti di più nella mia trentaduennale esistenza), ma comunque non una passeggiata. Al momento in cui scrivo il progetto procede in modo abbastanza zoppicante (sono a 106 nazioni barando, probabilmente una settantina non barando), ma comunque procede.


A corollario dell'impresa mi misi quasi subito a replicare l'impresa anche sul piano cinematografico e quello musicale. Non mi addentro nello spiegare quest'ultimo (il più facile dei tre, tanto che al momento è "provvisoriamente" terminato), ma quello cinematografico rappresenta il nocciolo di questo intervento e di quelli che seguiranno e lo vado pertanto ad approfondire.


I nostri cinema rappresentano una geografia parziale. È facilissimo imbattersi in film italiani, statunitensi, inglesi, francesi; un po' meno facile ma comunque non impossibile in cose tedesche o spagnole, o in generale altre produzioni “occidentali”. Il Giappone ormai è una presenza abbastanza riconoscibile sui nostri grandi schermi, e Bollywood non sbancherà i botteghini ma ormai è merce esportabile. Ma oltre a questo? Su 200 paesi bene o male la distribuzione ne lascia passare il 10% (e di questo 10% gran parte si becca solo le briciole). Gli altri? Quanti film africani o sudamericani capita di vedere programmati? Non molti mi pare. Eppure quasi ogni nazione ha una cinematografia, per quanto piccola; possibile che siano tutti film così insignificanti da non meritare una chance? Non è che invece ci stiamo perdendo un film che magari è bellissimo ma ha la sola “colpa” di essere stato fatto in Burkina Faso?
Queste sono le domande da ozioso perdigiorno che mi sono fatto. Ho cercato una risposta. Ho cercato almeno un film per ogni nazione. Ci sono riuscito, e allo stesso tempo ho fallito. Seguirà la cronaca di questo fallimento.



Ultime due cose prima di cominciare. Uno, i film sono raggruppati per lettera iniziale del paese di provenienza. Due, non mi dilungo troppo sul come stabilisco a quale paese appartiene un film, un dettaglio non sempre ovvio: nei casi dubbi ne discuterò brevemente al momento opportuno. Tre, non tutte le nazioni hanno prodotto qualcosa. Tre e mezzo, per alcune nazioni la ricerca è stata purtroppo infruttuosa nonostante esistesse almeno un film. Quest'ultimo punto è quello che mi ha spinto a parlare di fallimento. Me ne scuso. Io comunque ce l'ho messa tutta.

giovedì 19 marzo 2015

La macchina da scrivere e il disco orario

L'ho visto comparire su un paio di blog in giro. E su un paio di riviste, di quelle cartacee. "Tempo stimato di lettura: X minuti".
E non capisco.
"Tempo stimato di lettura: 8 minuti". Se ce ne metto 7 vinco qualcosa? Se ce ne metto 10 sono un ritardato? Per quale FOTTUTO motivo, quando mi metto a leggere qualcosa nel mio tempo libero, devo sentire il bisogno di valutare la quantità di tempo che gli devo dedicare, come se fossi al lavoro?
In un terzo di secolo ho sentito gente mettersi a questionare su come mangio, come bevo, come cago, come mi pulisco il culo* e come mi masturbo**. Ora devo anche sentirmi dire quanto velocemente devo leggere. O peggio: devo poter capire in anticipo se un certo articolo rientra nel mio budget temporale.
E non capisco.




* il bidet come segno di arretratezza culturale? Non è che ne sia granché convinto...
** sì, è successo, non a me direttamente ma ero formalmente coinvolto nella cosa.

domenica 4 gennaio 2015

Lowland's bleeding

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È lecito impazzire più di una volta l'anno.
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- Kiree