martedì 31 dicembre 2013

domenica 8 dicembre 2013

Bologna, USSR

Raduno bolognese aprile 2011.

- Il primo pezzo del viaggio è su un treno che viene da Basilea, che in deutchesco si dice Basel. L'annunciatore robotico di Desenzanosirmione dice qualcosa che suona come Vasella e la cosa mi lascia perplesso. Che già i treni hanno sottotesti sessuali per conto loro.
- Il marsupiale vostro affezionatissimo è -per la prima volta ad un raduno- il membro più anziano del manipolo. Ahimè. E peraltro arriva a Bologna Centrale un'ora prima che ci arrivi qualcun altro (il beo), lasciandolo girovagare nella gran calura comunista a meditare sulla vita e sul colour clash.
- Beo e Opo non si incontrano con Sbietta e Donzo nonostante li stessero aspettando sulla loro banchina. Com'è possibile? Tu lo sai? Io no.
- Opossum incontra Donzo eppure l'universo non vacilla. Il Donzo è simpatico (grazie al cazzo, è il Donzo), ma l'assenza di disastri su scala cosmica provoca una certa delusione.
- Sbietta è uno di quelli che hai presente quando sul forum ti fai un'idea di uno e invece è completamente sbagliata? Ecco, è uno di quelli. Ad esempio, lo immaginavo più basso.
- Kirez con la tuba, che in effetti ancora la dovevo vedere, e una tanica di benzina di vino. E Zion, ovvio.
- Jamiroquai Tamburine AlienSexFiend è la controfigura di Biascica. Dal vivo fa meno paura.
- Grezz e la maglietta fag.
- Baddo: non pervenuto.
- Grezz e Kirez che rimorchiano dai cassonetti della differenziata, al grido probabile di "vediamo quanto di peggio riusciamo a ottenere". Brutte, stupide e fastidiose. Brafi brafi, en-plein clamoroso.
- Morghel a Venezia non ci feci caso, però è praticamente giapponese. Oppure: Paolo Rossi (non il calciatore) diceva che i giapponesi hanno gli occhi a mandorla perchè i piccioni gli cadono in testa mentre fanno le foto ai monumenti. Forse Dado ha una storia uguale. O simile, tipo che lui cadeva in testa ai giapponesi mentre i monumenti fotografano i piccioni.
- Kirez che litiga coi buttafuori di mezza Bologna a causa di Zion.
- Micia e il mal di stomaco.
- Jaqen e fuga di re minore.
- Napoletani provocano alterazioni ad Alien, che però ha ragione da vendere.
- Il principale vanto turistico di Bologna è una mattonella bianca in piazza Nettuno da dove si vede bene il pene di Nettuno, che alle tre del mattino con la luce dei fari è un bijoux o come cazzo si scrive.
- Sbietta che fortunatamente si ricorda (lui! Non io!) che io devo prendere il treno. Gracias.
- New faces count: 6/9. Non male.

(originariamente pubblicato domenica 10 aprile 2011 sul defunto blog splinderiano e oggi miracolosamente recuperato)

mercoledì 4 dicembre 2013

lunedì 2 dicembre 2013

Ci pensavo tempo fa mentre impastavo il cemento

Gli aficionados dei Simpson ricorderanno certamente una puntata realizzata parecchi anni or sono, durante quella che fu l'epoca d'oro dei Gialli. L'episodio si intitola "Homerpalooza" (codice #3F21, settima stagione); la trama ruota attorno a Homer che, in crisi da gap generazionale, porta Bart e Lisa ad un megaconcerto itinerante, Hullabalooza (una citazione di Lollapalooza? A Voyager pensiamo di no), e si ritrova improvvisamente popolarissimo ed aggregato al carrozzone, in veste di fenomeno da baraccone che prende palle da cannone in pieno stomaco.

Nelle prime fasi dell'episodio Homer si interroga sul perché non riesca ad interagire con i suoi figli, perlomeno sul piano musicale; i suoi dubbi aumentano quando, entrando in un negozio di cd, trova i suoi gruppi preferiti nel settore "anticaglie" e non riesce ad intendersi con il commesso sullo stato della musica attuale. C'è a questo punto tra i due uno scambio significativo:

<<
Homer: There can only be one truly great festival a lifetime and it's the "Us Festival".
Commesso: The what festival?
Homer: The "Us Festival"! Geez! It was sponsored by the guy from Apple Computers.
Commesso: What computers?
>>

La puntata è del 1996. Pensateci un po': un commesso trendaiolo di un negozio di musica che non sa cosa sia la Apple. Che all'epoca aveva da un paio d'anni lanciato i PowerMac, i primi MacIntosh farciti con il PPC (segnando concretamente l'inizio della fine per la gloriosa famiglia m68k), ma era ben lontana dai fasti dell'AppleII, e non vendeva quasi più un piffero. Di lì a poco Jobs avrebbe ripreso in mano la sua creatura con fare da salvatore della patria, sarebbe nato l'iMac e le cose avrebbero cominciato lentamente ma inesorabilmente a cambiare fino ad arrivare a... beh, lo sapete.
Gli uomini di Groening scrissero una battuta che disegnava perfettamente lo stato della Apple di allora e la dava indirettamente per spacciata; quattordici anni dopo la Mela si vende come il pane e quello scambio tra Homer e il commesso è praticamente incomprensibile. E' sorprendente il modo in cui a volte le cose cambiano.


(originariamente pubblicato sabato 4 settembre 2010 sul defunto blog splinderiano e oggi miracolosamente recuperato)

sabato 30 novembre 2013

L'angolo del retrogaming bislacco e malsano: Running

Nel 1992 Wolfenstein 3D fece da apripista per l'inizio della (ancora oggi) fruttifera era dei first person shooter, che a parer mio inizia ufficialmente l'anno dopo con Doom. Indirettamente Wolf3D e Doom diedero quella che ritengo essere la definitiva spallata agli home computer (Amiga, ST, Archimedes, Apple II, Mac68k), che cominciavano a mostrare qualche ruga e che si rivelarono incapaci di combattere alla pari contro gli x86 sul terreno del treddì. Nonostante questo si provò -perlopiù su Amiga- a prendere qualche contromisura; il tutto si rivelò inefficace e tardivo, e ben presto i pochi shooter 3D non-Wintel divennero mere curiosità partorite nei tardi '90 da hacker nostalgici1. Considerando anche le conversioni da PC, gli FPS per Amy mi pare siano circa una quarantina (ne parlai brevemente molto tempo fa), sulle macchine TOS (Atari ST/TT/Falcon) dovrebbero essercene tra gli 8 e i 12, quelli Mac non lo so (ne conosco solo tre, ma non ho mai approfondito), per Archie/RiscPC ce n'è uno solo (e anche quello meriterebbe di essere approfondito).
Il più avanzato FPS proprietario per Atari Falcon2 è uscito nel 1997: si chiama Running (nome così generico da rendere un incubo la ricerca di informazioni) ed è stato scritto da un quartetto di coder tedeschi. Immaginatevi che razza di gente può mettersi lì a dire "Visto che non abbiamo niente di meglio da fare, perché non scriviamo uno shooter 3D per una macchina uscita 4 anni fa e nata già vecchia, posseduta forse da un migliaio di disperati in tutto il mondo, con un processore Motorola 030 e un paio di mega di RAM?" (Vi ricordo che siamo negli stesi anni in cui si affermano i PC con Pentium, Quake è già uscito, il BUILD è già vecchio, giochi Quake 2 e Unreal stanno quasi per uscire). Detto fatto, ecco a voi Running.


Ah, no, scusate, questo è il sistema operativo del Falcon (il TOS). Sembra proprio Windows 95, vero? (La schermata -come tutte quelle che seguono- l'ho presa io con Hatari, l'unico emulatore di Falcon. E considerate che sono rimpicciolite, quindi non stupitevi della poca spixellatura: c'è, eccome, ma non si vede quasi più).
Immagini tratte dalla prima demo.


 Come dite? Il mostro e la saracinesca vi sembrano familiari? Ma no, è un'impressione...
Fortunatamente il gioco definitivo ha una personalità più... indipendente:



I nuovi nemici hanno una bellissima cera.



Che burloni questi tedeschi!



Sono morto, ucciso da quella chiazza biancastra davanti a me: quello che sembra un vecchietto con una tunica (o almeno così mi era sembrato appena ne ho visto uno la prima volta) è in realtà uno scienziato con una tuta antiradiazioni. Poco fuori dall'inquadratura sulla sinistra c'è un civile. CAZZO CI FA UN CIVILE IN UNA BASE MILITARE? PERALTRO CON MATERIALE NUCLEARE? Bella l'idea della GUI di Windows, appena è apparsa ho avuto uno straniamento pazzesco.



Killed in action. Che fine ingloriosa. E che 3D evoluto.





Sapete cosa? Non so come giri su Falcon liscio, ma su macchine accelerate (con schede CT60/CT63) e su emulatore è un gioco che -date le premesse- si difende pure bene!

Bonus: un video di gameplay. Buona visione.



(PS: tralasciando il tono ironico del testo: Running ha uno strano fascino; weird, ok, però ce l'ha. È sorprendentemente ben realizzato e merita rispetto. Peccato che prodotti così su sistemi di ultranicchia siano ormai quasi scomparsi).



[1] negli stessi anni i prodotti Wintel erano frattanto piagati da un'inverosimile quantità di trashate inqualificabili. A mio modesto avviso, FPS e picchiaduro sono i generi più proni al trash dell'intero mondo dei videogiochi. Gli anni '90 ci hanno regalato dei veri e propri crimini contro l'umanità.
[2] il Falcon è stato l'ultimo discendente ufficiale della linea ST, più o meno come l'Amiga 1200 è stato l'ultimo Amiga classico. Arrivò sul mercato nel '93, già fuori tempo massimo per il mercato degli home computer, e venne in breve ritirato dopo che l'Atari fece la SAGGISSIMA scelta di concentrarsi sul Linx e sul Jaguar. Fondamentalmente è vero, insistere nel mondo dei computer ormai già soffocato dal dominio di Gates sarebbe stato un suicidio: aveva più senso gettarsi nell'ancora vivibile settore console; ma magari farlo con cognizione di causa non avrebbe guastato...

mercoledì 27 novembre 2013

Ma non ci sono montagne in Estonia! (“Hukkunud Alpinisti” hotell)

Mentirei se dicessi che “Hukkunud Alpinisti” hotell (traducibile in stivalese come “L'hotel dell'alpinista morto”) mi ha convinto. Pure, resta un lavoro di bizzarro fascino.

Questa locandina non ha molto a che vedere
con il film, in realtà.

Prodotto apparentemente di culto nella natìa Estonia, miscela un po' grottesca di giallo, thriller e fantascienza, il film (girato nel 1979 dal sovietico Grigori Kromanov, alla sua ultima opera) si snoda in ottanta minuti scarsi all'interno di un albergo d'alta montagna dal nome inquietante, nella cui hall campeggia la gigantografia proprio del defunto che dà nome allo stabile. L'ispettore Glebsky vi giunge perché una telefonata anonima ha richiesto la sua presenza lì, per indagare su un omicidio; una volta sul posto lo accolgono un enorme Sanbernardo ed il simpatico signor Snewahr, proprietario dell'albergo, il quale non solo smentisce che sia avvenuto un assassinio, ma aggiunge che nessuno ha telefonato alla polizia.
Ormai è tardi per tornare indietro (il meteo è inclemente), e Glebsky si prende una meritata giornata di riposo in mezzo ai monti (per inciso, location di certo non estoni, dato che l'altura massima di quel paese non tocca i 320 metri1). Incontra i pochi altri ospiti dell'hotel (gente cordiale, in qualche caso un po' stramba), passa un bel pomeriggio e, una volta giunta la sera, una slavina isola lo chalet dal resto del mondo. E, per soprammercato, alcune cose inquietanti cominciano ad accadere: uno degli ospiti ad esempio viene davvero ucciso, un altro sparisce nel nulla, un altro strano tizio dall'aspetto e dal comportamento enigmatici (per non parlare del nome) verrà invece trovato fuori dall'albergo più morto che vivo. Insomma, che succede in questo simpatico posticino?
Non ci si aspettino sviluppi di trama alla Shining (le premesse sono del resto molto diverse, al di là dell'albergo d'alta montagna). Il nostro amico sovietico Kromanov gira una pellicola dall'atmosfera un po' malsana e poco chiara in cui si sviluppa una sorta di climax nel quale premesse credibili sfociano in una storia dalle pieghe irreali e del tutto non risolta. Il finale è infatti piuttosto ambiguo, e nel caso qualcuno non se ne fosse accorto è lo stesso Glebsky a sottolinearlo nel “monologo” finale.

La pellicola è geograficamente eterogenea. Produzione sovietica, parlata in estone, è stata girata sicuramente al di fuori della zona baltica; la sceneggiatura è tratta da un romanzo di due fratelli, Arkadi e Boris Strugatski, di origine georgiana (anche se Boris è nato in Russia), meglio noti come autori di Picnic sul ciglio della strada (il racconto che fu embrione dell'acclamatissimo Stalker di Tarkovskij). Il personaggio centrale, Glebsky, è interpretato da un lettone, l'attore Uldis Pūcītis, così come è lettone Kārlis Sebris, interprete di un altro personaggio chiave (Moses). Pūcītis, che non avrebbe sfigurato granché come volto di James Bond, è sullo schermo praticamente in continuazione e rende piuttosto credibile il suo granitico ispettore. Gli altri individui (che sono solo nove) sono generalmente più abbozzati, ed è un peccato, anche se la cosa va ad aiutare la tetra atmosfera di incertezza che pervade “Hukkunud Alpinisti” hotell. Atmosfera ben alimentata anche dalle musiche vagamente oniriche di uno dei principali artisti estoni, Sven Grünberg; nella OST peraltro spicca, per bellezza e per differenza rispetto al resto dello score, l'elettronicissima “Ball”, che finirà anni dopo in quel Sügisball di cui parlai mesi e mesi fa.

Non saprei francamente a chi consigliare un film del genere. Forse ai patiti di oscurantismo cinematografico2. Comunque, nel complesso sufficiente.
(Nota: “Hukkunud Alpinisti” hotell non è mai uscito in italiano. Se per caso, nonostante tutto, siete decisi a prenderne visione, esistono i sottotitoli in inglese (non ho indagato per altre lingue). Se però siete così bravi da essere fluenti in russo o -peggio- in estone, potete godervelo doppiato o addirittura nell'originale ugrofinnico. Beati voi!)


[1] Non ho trovato informazioni sui luoghi delle riprese. Fonti non ufficiali parlano di Francia o Svizzera francese: non ho motivo di dubitare della cosa, ma non posso nemmeno confermare con certezza. Mi pare anche strano che nel '79 una troupe -per di più baltica- abbia potuto uscirsene dall'URSS ed andare a girare tranquillamente un film nell'Europa capitalista.
[2] In realtà non so cosa sto dicendo. Non fateci caso.

domenica 17 novembre 2013

S.T.A.L.K.E.R. - Shadow of Valtenesi II: Back in the Zone





Unidentified broadcasted object

Messaggi inquietanti provenienti dal tuo televisore? Oggi è possibile. E lo era anche ieri, se è per questo.
Questo post è un sordido spin-off di Confesso che i monoscopi mi hanno sempre fatto una paura fottuta e di Cry baby lane (brivido, terrore, raccapriccio).


1. Suicide Mouse
hoax

L'episodio perduto di Topolino, o qualcosa del genere. Snervante nenia da pianoforte, bassissima qualità video, svariati minuti di insensato vuoto in mezzo e simpatiche urla da torturato nell'ultima parte. Tutto sommato gradevole.
Mi piace ricordare al proposito un messaggio letto su non ricordo quale forum: "Io non sono impressionabile, ma ci sono rimasta malissimo, mi sono pentita di averlo visto e non ho dormito tutta la notte seguente". Ah beh, meno male che non sei impressionabile.

Quindi, se siete impressionabili, non guardate.



2. Southern Television broadcast interruption
true story

Avvenuto a fine novembre 1977, il S.T.B.I. è consistito in un messaggio trasmesso da un alieno che si è sovrapposto alla normale programmazione della Southern Television (canale inglese della ITV) per qualche minuto. Nella comunicazione (abbastanza disturbata) l'alieno lanciò alcune minacce e una sorta di ultimatum.
Si pensa si sia trattato di uno scherzo da parte di qualche hacker.
Si pensa.
Tremate.



3. Bart the general
true story

I creepycosi si sono cimentati con l'idea dell'episodio perduto dei Simpson (Dead Bart), ma gli è mancata la lucida follia per avvicinarsi a questo sorprendente pezzo di delirio pubblicato (su YT) da una crew di inglesi chiamata Famicon, quasi otto anni or sono. Bart the general sta ai Simpson più o meno come Dolan sta alla Disney, in quanto a qualità di disegno, e il sonoro è in linea; non c'è nulla di realmente "spaventoso" in B.t.g., ma è una delle cose più weird che potrebbe capitarvi di vedere in vita vostra.
Gli episodi sono 4 (ma la versione integrale del primo pare irrecuperabile; posso assicurare che cinque anni fa c'era, io l'avevo vista personalmente, gnè) per un totale di 40 minuti, ma basta un minuto per capire i livelli a cui siamo. Teoricamente la storia è incompleta, ma data la natura erratica del prodotto non si può escludere che dovesse proprio finire così.



4. Cry Baby Lane
true story

Film infantil-horror del 2000 a medio budget, destinato ad un pubblico di preadolescenti. Senza infamia e senza lode, è diventato in certi ambienti celebre perché è stato per anni il [i]lost movie[/i] di più recente produzione. Trasmesso una sola volta, in seguito a proteste di genitori di bambini traumatizzati dalla visione non è più stato replicato, nessuna copia VHS o DVD è mai circolata e pare che la Nickelodeon stessa negasse di averne ancora copie. Data la natura horror del film, la storia ha preso una piega vagamente inquietante.

Qui linko, per meri fini di completezza, il film intero; ma se volete un consiglio spassionato passate oltre.

 


5. UVB76
true story

Ormai sono rimasti solo i sassi ad ignorare l'esistenza delle number station, che comunque conservano ancora un loro losco e monotono fascino. Suoni fastidiosi e frasi senza senso provengono da non sa dove e solcano l'etere destinati a non si sa chi con intenti misteriosi. Senz'altro roba militare o spionistica, ma vabbè. Nello splendido futuro in cui viviamo si sono scoperte un paio di cosette in più su di loro, ma perlopiù è nebbia fitta.
La russa Uvb76 è probabilmente la n.s. più nota e meno loquace, col suo "canto di balena" in presa diretta durato in molti casi anche per anni consecutivi, prima che un militare russo a caso buttasse lì all'improvviso qualche nome e qualche numero a beneficio del comunismo. Poi di nuovo la balena, per anni. Un palinsesto migliore di quello di Radio Deejay, sì, ma non di molto.



6. The Wyoming Incident
hoax

Ispirato ad un celebre e reale caso che tratterò nel prossimo punto (l'ultimo), il W.I. è stato un ben condotto scherzo organizzato da qualche user di SomethingAwful (mi pare). Si tratterebbe di una serie di sei video molto brevi (circa un minuto a testa) che si sarebbero sovrapposti alle regolari trasmissioni di una piccola TV locale del Wyoming: natura dell'intrusione sconosciuta, ma ovviamente con forti sospetti di mani aliene. I video sono inquietantissimi, sgranati, con scritte da paranoia e teste umane dalla fisionomia innaturale che appaiono all'improvviso. E ovviamente musichetta da diarrea istantanea. Gli sfortunati spettatori avrebbero sofferto, nel vederli, di nausea, tremori, attacchi epilettici.
I video sono fatti bene, e diversa gente ci ha creduto (anche se sono smascherabili, oltre che per semplice buonsenso, anche per motivi tecnici). Qui sotto trovate la summa degli attacchi. Il terzo segmento, a umile parere del vostro affezionatissimo, è il meglio riuscito.


 
7. The Max Headroom broadcast signal intrusion incident
true story

22 novembre 1987. 21.15 di sera. Chicago. State guardando il notiziario sportivo sulla WGN quando all'improvviso l'immagine scompare e viene sostituita per diversi secondi da quella di un tizio con la maschera di Max Headroom, e un forte ronzio in sottofondo. L'immagine torna allo studio TV quasi subito. Vi chiedete "Che caspio era quello?"
Due ore dopo, state guardando il Doctor Who sulla WTTW, e succede di nuovo. Max Headroom stavolta resta in linea per oltre un minuto, ciancia di cose assurde (appena appena comprensibili) e si fa sculacciare da qualcuno. Sparisce di nuovo.
E non torna più.

Non si è mai scoperto chi sia stato.


Il genere in Valtenesi

Ho scoperto non troppo tempo fa questo bel poliziottesco del 1974, La polizia chiede aiuto, diretto da Massimo Dallamano e con protagonisti Claudio Cassinelli, Giovanna Ralli e Mario Adorf. Il film è molto piacevole a patto di non avere lo stomaco troppo debole; non mi dilungo a parlarne (c'è molto materiale in giro), ma segnalo che, pur sapendo che fosse stato girato a Brixia et provincia (Botticino, Desenzano, Marone) è stato un piacevole shock scoprire nella pellicola squarci di Manerba.

Ecco le immagini di Opolandia (l'isola dei Conigli, la Rocca, Solarolo) all'epoca ancora verdeggiante. Sigh.


domenica 3 novembre 2013

Dopotutto in fondo mi rendo conto che sono uno stronzo e che comunque sto decisamente sbagliando qualcosa, ma non posso farci niente

Sì, sono davvero fatti così. I teenager di oggi. Che poi sono fatti come erano fatti i teenager di ieri, sono solo cambiate le tecnologie costruttive. Niente di grave. Sulla metro eccetera non si fa trigonometria però. Nella nuova metro leggera di Brescia a Sant'Eufemia/Buffalora ho trovato posto in un salottino di quattro sedili tutti vuoti. Arrivato a San Polo gli altri tre si sono riempiti con chiassose ragazzine di dubbio fascino e discutibili maniere, ciarlanti vacuità, in mano smartofoni e nelle orecchie auricolari con gli One Direction.
Non dovrei emettere giudizi perché mi rendo conto che sarebbe ingiusto, sterile, banale, fuori luogo. Io sono forse migliore? E che significa poi migliore? Che c'è di sbagliato nel loro modus vivendi? Perché mi sento così vecchio?
Ma soprattutto, chi cazzo sono gli One Direction?

sabato 12 ottobre 2013

Il piccolo grande passo lameroso

Dopo due anni di remore, sono passato infine a Linux sul portatile principale.

Valutate un po' di alternative, alla fine la scelta è caduta sul solito Arch. E per soprammercato, due DE


Xfce



awesome. Chi sarà la signorina? Miao!

lunedì 7 ottobre 2013

Un uomo

Il momento peggiore era il rientro perché lo accompagnava sempre il sordo terrore che la finestra potesse essere chiusa. In linea teorica non era possibile, perché nessuno entrava mai nello sgabuzzino di notte; ma non si poteva mai dire. Con l'unica via d'entrata sbarrata sarebbe stato costretto a scoprirsi.
Ma anche quella notte dopo la consueta arrampicata sul muro ritrovò l'anta scostata di qualche centimetro, come l'aveva lasciata andandosene. Rientrò in casa, e si lasciò cadere seduto sul pavimento. Accese la sigaretta numero ventimila di quella notte. L'alba non era troppo lontana.
In genere una volta al mese, forse due, nelle prime ore piccole e con la famiglia già in preda a Morfeo, si alzava e si rivestiva. Si infilava nello sgabuzzino, apriva la sua via di fuga, scendeva lungo la parete e si avviava a piedi verso una stanza a duecento metri da lì. Una stanza con un letto non suo, e non vuoto, e non di riposo.
Non era certo una passeggiata gestire un tradimento, si disse. Richiedeva parecchia nicotina in più.
Terminò la cicca e la gettò verso l'alto all'indietro, fuori dalla finestra. Un gesto esperto, ormai. Si rialzò e chiuse il battente.

Entrò silenziosamente nella stanza -la porta era come sempre socchiusa- e si appoggiò allo stipite per guardare le sue numerose figlie. Nel buio non poteva quasi vederle, ma la stanza era chiara nella sua mente. Leonor, Veronica, Ginevra, Sara. Nemmeno un maschio. In passato si era spesso chiesto se fosse questa la causa, o una delle cause, che lo avevano reso fedifrago, ma ormai aveva capito che non era così. Le amava tutte con tutto sé stesso, e non sentiva la mancanza di alcunché. Al ritorno da ogni fuga si fermava nella loro stanza ad osservarle e a misurare la propria dignità contro la loro innocenza. Il paragone non era mai risolutivo: al più presto sarebbe fuggito di nuovo, se ne rendeva conto. Non provava neppure più a trovare scuse.
Passò la mano sui capelli di Leonor (sette anni, e un sonno come un macigno), la più vicina, idealmente allargando questo gesto a tutte e quattro: era l'ultimo rituale di quelle notti eterne.

La stanza attigua era la sua. La moglie, inconsapevole (sul serio, sì?), nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata. Il suo respiro regolare muoveva lievemente la coperta; dormiva, o fingeva di dormire. Da tempo lui si era convinto che era assurdo pensare che non si fosse mai accorta proprio di nulla, ma non aveva mai fatto trapelare niente nei suoi atteggiamenti verso di lui: una cosa che in qualche modo lo feriva. Si spogliò e si infilò cautamente sotto le coperte, mentre gli abituali sensi di colpa cominciavano ad affiorare per avvelenargli il breve sonno che poteva ancora permettersi.


su ldcds

domenica 1 settembre 2013

Sono un pubblico di merda

Il sito http://playground.last.fm/demo/genderplot mi ha fornito gentilmente questo simpatico grafico che, dati i miei ascolti, mi restituisce un'immagine di me poco mascolina e che, molto graziosamente, mi ringiovanisce di un lustro e mezzo.


Questo grafico prende in considerazione tutti i miei ascolti registrati su last.fm (al momento in cui scrivo sono circa 22 mila per 1300 artisti differenti). In realtà, valutando un periodo più ristretto e vicino ad oggi (sono iscritto al sito da ormai oltre 5 anni) dovrei vedere qualche cambiamento. In effetti, il grafico basato sugli ultimi tre mesi l'età sì è alzata di qualche mese (sorbole!). In compenso scopro di essere un pochino più omosessuale, pensa te.

lunedì 19 agosto 2013

Infinite proscimmie

Poi quando ha telefonato in pizzeria gli hanno detto "Non accettiamo prenotazioni per pizze per celiaci". Pfft.

L'avvocato aveva un macchia di sugo sulla camicia, ma dietro la spalla. Ti pare possibile? A me no. Ma era indiscutibilmente sugo.

Si masturbava nelle cabine telefoniche leggendo i nomi sull'elenco telefonico pubblico. "Ferretti" "Ferri" "Ferrini" "Ferselli". Dopo sette o otto cognomi veniva. E si sentiva in pace.

Se prendi la rotonda contromano e sta venendo un TIR dall'altra parte, salutiamoci qui.

A volte veniva sull'auricolare della cornetta. Riagganciava senza pulire e quando, per una felice coincidenza, entrava qualcuno subito dopo e appoggiava la cornetta all'orecchio senza controllare, l'ilarità si spargeva nell'aria.

Le formazioni si apprestano ad entrare in campo, ma il vostro telecronista per stasera, anziché commentare l'incontro, leggerà alcuni passi tratti dal libro del Qoelet.

Gaber aveva capito tutto già il 23 maggio.

In genere alle lezioni di inglese si addormentava. Non capiva perché l'inglese non si leggesse com'era scritto, e ciò causò un odio patologico che sfociò nel tentativo di

Fumava di nascosto nel vicolo dietro casa all'ora del tramonto. Spegneva il mozzicone nel palmo della mano sinistra. Non gli piaceva, ma non sapeva come altro fare.

Chiesi di vedere lo chef. Ero furibondo. "Ho chiesto una tagliata ben cotta, me ne avete portata una intera!"

Una nuotata nel lago. Bracciata destra, bracciata sinistra. Ma era gennaio.

Nel momento in cui il celebrante sull'altare trasfigura volgete lo sguardo altrove. A nessun comune fedele non iniziato è concesso di osservare i misteri direttamente. Il rischio è troppo alto, le vostre anime potrebbero scollarsi dal corpo.

Un uomo in costume entra in un caffè: "Questa non te l'aspettavi!"

Sulla finestra che dava sul cortile interno c'era un macchia che nessuno riusciva a togliere. Alla fine ruppero la finestra. Ma la macchia rimase lì.

"LA SVIZZERA! Non capisco la Svizzera, giuro! Cosa sono, tedeschi? Francesi? Non lo sanno nemmeno loro, non sono nulla, NON L'ACCETTO! NOOOOOOOOOOOO!", urlava prendendo a pugni la parete in cartongesso. Lo faceva tutti i giovedì mattina ed era uno spettacolo a cui ci eravamo tutti abituati. Non che avesse davvero qualche problema con gli svizzeri (non più di chiunque altro, intendo). Ma gli piaceva prendere a pugni la parete in cartongesso. Era col cartongesso che aveva problemi, in realtà. Una psicanalista con cui qualche mese prima non ero andato a letto mi aveva detto che era un segno di un conflitto non risolto con sua madre. Ma gli psicanalisti riducono tutto a quello, è l'unica cosa che sanno dire. Perlomeno gli psicanalisti svizzeri.

Dice il saggio: "Passami il sale"

L'alfabeto fonetico internazionale entra in un caffè: "splæʃ !"

Entrò in un cinema porno, in pieno 2013. Ebbe un'amara sorpresa.

Aveva l'abitudine di gettare le mutandine delle sue amanti dalla finestra del quattordicesimo piano. Col preciso intento di farle incazzare. Era uno stronzo.

Poi mi spararono da un cannone. Volai per una ventina di metri. Non c'erano testimoni.

Poi mi spararono da un cannone. Volai per una ventina di metri. Il sole era già tramontato.

Scavai metodicamente fuori tutta la nutella. Quasi tutta, cioè. Raschiai col coltello tutto il raschiabile, poi feci scarpetta col pane. Gradii, me lo ricordo. Ripensai a un cartone che vedevo sempre da piccolo, Ransie la strega o qualcosa del genere. Il papà di Ransie era un vampiro convertito dal sangue al succo di pomodoro, così che il succo di pomodoro facesse da surrogato socialmente accettabile. Ero nella stessa situazione: la nutella era il mio surrogato socialmente accettabile.

Tutti i pixel erano rigorosamente ordinati in file e colonne. Non se ne capacitava.

In realtà gli piacevano i pampini. Un tragico errore di comprensione.

Oscar Wilde ti legge dall'alto e vomita, mi dissi

"I puntinisti riempivano i loro quadri di puntini, anziché stendere il colore naturalmente" spiegò la guida agli astanti. "Non era una scelta artistica, in realtà. Semplicemente, non avevano capito un cazzo".

"Cameriere, la minestra fà schifo"
"Su 'fa' non ci vuole l'accento", ribatté il cameriere

Un uomo entra in un caffè. È un suo diritto.

Vagoni ferroviari privi di dignità si incolonnavano lentamente sul binario 14. Il solito pendolare delle 4.33 vomitava la colazione accanto all'obliteratrice. Non era un bello spettacolo, ma onestamente la periferia di Maputo -al confronto- si sarebbe rivelata inesorabilmente peggiore. Alle 4.31 la bomba, piazzata da un anonimo passeggiatore nel cestino in fondo alla pensilina, esplose. Era una bomba artigianale a bassa potenza; il pendolare delle 4.33 si avvicinò barcollando a sé stesso e rimase intrappolato in un loop quantistico. La bomba, per un errore di progettazione, esplose altre due volte.

Un giorno di ordinaria intifada a Legoland, dove sono abituati a tagliare i giudizi con l'accetta.

"E questo è solo l'inizio" disse il condannato a morte guardando beffardamente nella telecamera. Ma nella vita vera non ci sono le telecamere. Se ne accorse solo allora. Fu l'ultima beffa.

Robin era gay, ma Batman no. Da lì iniziarono guai.
Anche Wolverine era gay, ma era un personaggio Marvel. Ingrato destino.

Gli alberi dei cimiteri sono i cipressi perché i cipressi hanno radici che si sviluppano molto poco in orizzontale, così da non dare fastidio alle tombe. Amleto un giorno si chiese se essere o non essere, ma non teneva in mano alcun teschio; il teschio era di Yorick ed appariva in un'altra parte della vicenda. Amleto assisteva alla esumazione di alcuni corpi, e riconobbe quello di Yorick. Ne prese in mano il teschio e disse che era stato un buon amico, un compagno di scherzi infiniti. Si guardò poi intorno per trovare consolazione nella vista degli alberi del cimitero. Erano baobab.

Diede la mancia al cameriere in valuta Monopoli. Finì in caciara.

"I puntinisti riempivano i loro quadri di puntini, anziché stendere il colore naturalmente" spiegò la guida agli astanti. "Non era una scelta artistica, in realtà. Semplicemente, si era guastato il plotter".
Gli astanti trasecolarono.
"Usavano tutti lo stesso plotter?" chiese qualcuno, o qualcun altro.
"Ebbene sì."

mercoledì 31 luglio 2013

Priviđenje

Ieri sera su RaiSport1 all'improvviso, tra il primo e il secondo tempo di Spagna-Italia (quarti di finale dei mondiali di pallanuoto), ecco apparire l'indimenticato Zoran Mustur.

È quello a destra, eh.

Peccato gli abbiano fatto solo due domande in croce. Chissà cos'ha fatto in questi ultimi dieci anni, pare comunque voglia tornare ad allenare in Italia (da come parlava l'intervistatore, sembra di indovinare che sia disoccupato da un po'). Non fosse che Sandrone Bovo sta lavorando bene, sarebbe bello vederlo tornare a Brescia. NON TI ABBIAMO DIMENTICATO, ZORAN!

domenica 28 luglio 2013

Google Groups, where art thou?

Della telematica dei tempi che furono non frega più niente quasi a nessuno. Per carità, non c'è niente di fondamentalmente sbagliato in questo: chi ancora sente l'impellente necessità di fiondarsi in una BBS? Ma è comunque piuttosto triste che si perda la memoria storica, o che addirittura sprofondino nell'oblio tecnologie che hanno ancora qualcosa da dire.
Tipo Usenet, per esempio. Ho scoperto da qualche giorno che la "tanto attesa" nuova interfaccia di Google Groups, da mesi (anni?) preannunciata, si è finalmente concretizzata (a fine giugno, ma era da un po' che non andavo a guardare). E sembra un nuovo passo verso l'allontanamento degli utenti da Usenet.
Peccato. Groups è la principale risorsa per le ricerche nello storico dei newsgroup (cosa in genere impossibile dai newsreader, per via della retemption limitata dei newsserver). Ma in tempi relativamente recenti Google pare essersi presa l'impegno di dare il colpo di grazia ad ogni pretesa di usabilità del proprio archivio. Prima la sparizione della comoda opzione "sfoglia tutto usenet" (che consentiva di aggirarsi per le gerarchie), ora questa nuova interfaccia che è meno leggibile e molto meno navigabile.
Scusa Google, ma... perché?

sabato 27 luglio 2013

That guy in the mainframe [absolutely POINTLESS]




La mia allegra famigliola.
7 computer. 3 diverse piattaforme (cinque PC, un Mac, un Amiga), 4 diversi tipi di CPU (tre x86_64, due x86, un PPC, un m68k), 5 diversi OS (due Win 7, due Arch Linux, un MS-Dos 6.qualcosa, un AmigaOS 3.1, un MacOS 9.2)(nel Mac ci sono anche OSX 10.4 e Debian Linux 7.1), 9 hard disk, 3 lettori floppy.
Per soprammercato, è (poco) visibile una Playstation 2 spenta e scollegata, nascosta dietro al bracciolo destro della sedia. Sono lontani i fasti che mi vedevano con anche biscottoni, fantasmini e (poco) altro. Ma anche così ci si può divertire.

mercoledì 24 luglio 2013

I've got the Power

Un PowerPC, per la verità.
Esattamente, un PowerMac G4 MDD 1MHz con MacOSX Tiger (10.4) ma soprattutto, ed è questo che mi interessava di più in verità, avviabile in modalità MacOS9.2
Avevo sempre voluto provare un vecchio MacOS dell'epoca pre-BSD, e finalmente mi è capitato fra le mani questo catorcio splendido monolite biango.

E sapete cosa? OS9 è una vera schifezza :-)
Opinione personale, per carità.

Infilato nella motherboard* un giga di ram che mi cresceva (in dotazione questo coso ne ha solo mezzo) e un secondo ardisco per farci girare Linux e renderlo più "familiare" (anche perché comunque OSX non mi interessa). ArchPPC purtroppo è morta da tempo. Mi interessava Crux ma dopo SETTE reinstallazioni persisteva nel non voler bootare. Coglionazzo io? Non v'è dubbio, comunque dopo sette ricompilazioni del kernel e venti modifiche di yaboot ho sfanculato tutto e provato una Debian + awesome. E insomma, si va, anche se il G4 sente i suoi anni (e purtroppo un monitor 1920x1080 sembra un po' "troppo" per il poveretto, ma questo passa il convento)


DebianPPC 7.0, il DE è awesome.



MacOS 9.2, desktop ed info varie.
Apple non si smentisce: gli screenshot vengono salvati in formato PICT,
che è proprietario e non si può "vedere" da Linux nè Windows. Ho dovuto riconvertirle
per forza in jpeg con Photoshop da Mac.


Foto a breve degli esterni (intendo l'hardware, sì)


* per inciso, le viscere di questi case sono parecchio strambe; apertura ad ala di gabbiano "invertita" con la MB saldata su di essa, alimentatore gigante, enorme gabbia per i CD, gli hd dislocati qua e là... mah...

Sangue degli empi

Quando era tutto perfettamente buio e silenzioso ci alzavamo dal letto e ci armavamo senza dire una parola. Potrebbero essere state le tre del mattino. In genere lo erano. Mio padre e mio zio usavano fucili da caccia: non erano cacciatori, usavano quelle armi per un solo compito, quello di quelle notti. Io avevo una spranga, perchè un fucile non avrei comunque saputo usarlo. non era un granchè, ma qualche volta si era dimostrata utile. La strada al culmine dell'estate, era sempre ancora impregnata di buona parte del calore del giorno. Alla luce dei lampioni passeggiavamo, sempre muti sebbene non ce ne fosse bisogno, fino al limitare del bosco. Capitava, ma era rarissimo, che si incrociasse qualche auto o moto che risaliva la strada; quel primo tratto di percorso era illuminato dai lampioni, ma i nottambuli alla guida erano invariabilmente troppo assonnati o troppo sbronzi per badare a noi tre. Nel bosco era più difficile procedere, anche con la luna piena, ma non era troppo folto e comunque quel posto lo conoscevamo bene. Camminavamo per qualche minuto fino ad arrivare al ciglio di uno strapiombo. Sotto, dopo un salto di qualche decina di metri, assurdamente illuminati da un falò, loro erano raccolti in cerchio. Come di consueto. C'era una ragazza legata tra loro, completamente immobile. I satanisti si radunavano spesso lì, ed erano per noi un problema importante. E avevamo deciso che dovevamo essere la soluzione. Quando un paio di loro presero la ragazza legata e la spinsero nel centro del cerchio, mio zio caricò il fucile, portò il mirino all'occhio e prese cautamente la mira.


su ldcds.

sabato 11 maggio 2013

Uomini ed aves

Mi avevano detto di questa storia, questa storia dell'uccello che entra nella bocca dei coccodrilli del Nilo e gli pulisce i denti. Il coccodrillo sta lì a bocca spalancata e l'uccello ci va dentro e becchetta i residui di cibo. Ma poi ho scoperto che non è vero, è una leggenda metropolitana, che delusione. In realtà l'unica passera che pare abbia pulito i denti a un coccodrillo è Nicole Minetti. E forse non è vero nemmeno quello.


su ldcds

giovedì 7 febbraio 2013

mercoledì 30 gennaio 2013

Stefano Bequadro

2013: dal 12 febbraio inizia il Festival di Sanremo. Dopo oltre tre lustri sul palco sbarcano di nuovo gli eredi dei Rockets, ovvero Elio (Stefano Belisari) e le Storie Tese. Una delle due canzoni che porteranno in gara si intitola Canzone mononota ed è costruita tutta su una sola nota, il do.


1982: Stefano Benni pubblica il bellissimo romanzo Terra!, in cui compare:
C'erano i Do, seguaci del compositore tedesco Kurt Storen che diceva che solo il do è una nota musicalmente espressiva, e componeva tutte le sue opere su questa unica nota.

Stefano B. cita Stefano B. Consapevolmente?
Ci sarà da divertirsi.

domenica 20 gennaio 2013

Perimetri

Una cosa che la divertiva era entrare nelle proprietà private altrui e scorrazzarvi in lungo e in largo, quando la vita che percorreva solitamente quei luoghi -se esisteva- era altrove e nessuno poteva vederla. Trovava varchi nei recinti con un sesto senso che più di un ladro esperto le avrebbe invidiato, sovente si infilava nelle pieghe di una rete o nella crepa di un muro contorcendo abilmente il suo corpo minuto. Sapeva dell’esistenza di quelli che si divertivano a correre e arrampicarsi per le strutture della città (uno di loro, nel breve volgere di una effimera relazione che ora ricordava con disagio, le aveva insegnato il termine, "parkour"), ma lei non cercava quello che cercavano loro. Né le interessavano i beni materiali che qualche volta i proprietari arrivavano a proteggere con cartelli di "Attenti al cane" (e ogni tanto i cani c'erano davvero). E neanche il vago brivido illegale della violazione di proprietà privata.
Quello che la interessava in quei luoghi di silenzio, fossero case cantieri discariche o che altro -cartoline verdi e grigie da videogioco postatomico-, non l'aveva ancora capito nemmeno lei. Forse era un banale piacere terreno, un poco infantile, cui non sapeva dare un nome preciso. Ma non era importante. Si rialzò da terra dopo aver strisciato sotto metri di filo spinato, e scrollandosi di dosso la polvere ricominciò, in un appezzamento da poco scoperto, quel suo eterno gioco senza risposte.


martedì 1 gennaio 2013

Tuvalu, 1999


Non solo Mel Brooks (Silent Movie, 1976 (in Italia maltitolato L'ultima follia di Mel Brooks)) o Michel Hazanavicius (The artist, 2011): l'epoca cinematografica recente e contemporanea, decenni dopo il tramonto del muto, porta diversi esempi di film poco o punto parlati. Nel mazzo appare anche questo sorprendente esperimento visivo ad opera del (folle?) tedesco Veit Helmer, una favola romantica quasi muta e quasi senza colori.
Tuvalu è la storia di Anton ed Eva, il primo factotum e la seconda cliente di una piscina pubblica un tempo prestigiosa ed ora decaduta e fatiscente. Anton si innamora di Eva dal primo momento in cui la vede, e anche lei, dapprima riluttante, comincia a ricambiare. Le cose precipitano quando il padre di Eva muore per via di un crollo nel soffitto della piscina: Anton viene accusato di negligenza, Eva gli addossa la colpa della morte del genitore, e una perizia che fa seguito alla tragedia stabilisce che lo stabile non è agibile. Anton avrà tre giorni di tempo per sistemare l'edificio e riconquistare l'amata, ma il suo perfido fratello Gregor -il vero responsabile della morte del padre di Eva- ha altri progetti, e rema contro a sua insaputa.
Dichiaratamente ispirato ad un certo cinema di tanti anni fa (Jacques Tati in primis), Tuvalu è un "oggetto" straordinariamente sperimentale. Grandissime le prove d'attori dei due protagonisti: Anton è il camaleontico e inafferrabile Denis Lavant, esponente di spicco del cinema underground francese e non solo; Eva è la singolarmente affascinante Chulpan Khamatova, attrice tatara che proprio nel '99 ottenne una certa celebrità col surreale e divertente Luna Papa (coproduzione tagico-russo-tedesca che ebbe un notevole riscontro internazionale). Gran parte del fascino del film sta anche nelle location (che, tanto per proseguire con la macedonia di nazioni, sono in Bulgaria): lo stabile della piscina è un desolante, ma a suo modo dignitoso, palazzone stile primi del '900 che non sarebbe dispiaciuto a Gilliam; gli esterni sono profondamente piatti e deprimenti. Quanto ai tecnicismi, il 99% dell'audio è occupato dai normali rumori di acqua che scorre, macchinari che lavorano, gente che cammina o si tuffa; non c'è colonna sonora, eccetto per un frammento delle Mystere des Voix Bulgares* e per Mocking Song di Goran Bregovic che commenta gli ultimissimi istanti e i titoli di coda; non c'è parlato, se non per sporadiche chiamate per nome o poche parole di valenza internazionale (un "ciao", uno "chaffeur", un "inspektor"). Per quanto riguarda il colore: c'è, ma non c'è. Tutto il girato è stato desaturato in modo da rendere il film in bianco e nero; dopodichè uno strato di colore è stato sovrapposto alle immagini, tinta che cambia in base alle ambientazioni; così tutte le riprese in esterni sono di un gelido grigio-blu, quelle nella sala della piscina gialle, nella sala macchinari rosso-arancio...
L'intero stile dona al film un'aria fiabesca e ovattata, quasi da fumetto (un po' alla Amelie). Unito ad una vicenda tutto sommato lineare, è chiaro come ci si trovi davanti ad un cinema di forma, più che di sostanza: Tuvalu non vale tanto per quello che dice, ma per come lo dice. E lo dice bene.



* Le Mystere des Voix Bulgares in realtà non sono accreditate da nessuna parte; il frammento che ho nominato tuttavia è un pezzo vocale pienamente nel loro stile, e dati gli stretti legami del film con la Bulgaria sono abbastanza convinto che il contributo sia proprio loro.