martedì 3 novembre 2009

L'angolo del retrogaming bislacco e malsano: Desert Bus

Penn e Teller sono due illusionisti statunitensi di cui personalmente so ben poco, se non che paiono godere di ampio consenso nelle aree atee e scettiche (in pratica due esponenti del CICAP). Molto noti in USA, molto meno da noi: qualcuno (tra cui io) li ricorderà soprattutto per un'apparizione nei Simpson (nella puntata dell'11a stagione "Hello Gutter, Hello Fadder", quella della partita perfetta di Homer al bowling -peraltro una delle non frequenti occasioni in cui si può sentire Teller parlare) e una in Futurama (dove commentano la partita di poker a cui prendono parte Fry e Bender nel film finale Nell'immenso verde profondo).
Nel 1995 il duo collaborò con la Absolute Entertainment per scrivere una serie di videogiochi per Sega Mega CD: alla fine ne vennero creati sei e raggruppati nella raccolta "Penn & Teller's Smoke and Mirrors". Sfiga vuole che la Absolute fallisse prima di pubblicarla, cosicchè i sei giochi sono rimasti inediti per anni; qualche anno fa tuttavia Smoke & Mirrors è venuto alla luce, e sebbene il Mega CD sia ormai morto (ma sarà poi mai stato realmente vivo?) il miracolo dell'emulazione può permettere a tutti di godersi questa robaccia.
Desert Bus è probabilmente il titolo più famoso tra i sei. Trattasi, almeno nelle intenzioni, del più realistico simulatore di guida mai creato: nei panni di un pulmiere* (scusate, volevo dire di un pulminista*) sarà nostro compito guidare un autobus nel torrido deserto dell'Arizona da Tucson, AZ fino a Las Vegas, NV. Lo scenario di gioco è un unico immenso deserto interrotto dalla strada che percorriamo e sporadici cactus . L'automezzo non può superare le 45 miglia orarie (circa 72 km/h) per coprire le circa 400 miglia (650 km) che distanziano le due città, il che richiede approssimativamente 8 ore di gioco. Non è possibile mettere in pausa, e che non vi venga in mente di mettere lo scotch sul pad per andare al mare mentre il gioco va da solo: il bus sterza leggermente verso destra, quindi la traettoria va periodicamente corretta.
Insomma, un bel videogioco scassaballe. La grafica non è malaccio (che tanto poi non c'è un cazzo da mostrare), l'audio non c'è, i controlli sono facilissimi da padroneggiare. La longevità c'è, in fondo sono almeno 8 ore di gioco, ed è anche possibile farsi il viaggio di ritorno (di notte); è sul fattore rigiocabilità che non metterei la mano sul fuoco. L'aspetto simulativo è però scadente: innanzitutto il modello di guida del mezzo è poco convincente, dal momento che lo spostamento a destra e a sinistra sembra più simile ad uno strafe di FPSiana memoria che non un vero e proprio sterzare (tant'è che se provate a girarvi non tornate verso Tucson, ma finite nella sabbia perfettamente paralleli alla strada) (ah, ovviamente se finite nella strada è game over). Poi il pullman è vuoto (si vede nello specchietto retrovisore), quindi il viaggio che motivazione ha? Perchè non ci sono altre auto sulla strada? Perchè tenendo premuto il tasto acceleratore il bus non aumenta continuamente di velocità ma si ferma a 45 mph? Perchè il conducente non ha mai bisogno di pisciare? La vita è un sogno o i sogni aiutano a?
La risposta è a.
E lascerò questa recensione priva di un vero finale. Il gioco non lo merita.


* (errori deliberati in ricordo di una conversazione quasi etilica durante una splendida gita scolastica a Barcellona, 1998. I due neologismi, degni di un Gadda o quantomeno un Benni, dovrebbero ancora trovarsi eternati a inchiostro in un comodino di un albergo catalano, sempre che i tarli non lo abbiano corroso (ma ne dubito, quell'albergo era orrendo anche per gli standard di un tarlo)).

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